“Le opinioni e i problemi degli altri possono essere contagiosi. Non auto sabotarti assumendo involontariamente atteggiamenti negativi e controproducenti attraverso i tuoi amici.” (Epitteto)
Le relazioni umane sono complesse, fatte di porte comunicanti. Il capo che arriva di cattivo umore la mattina crea nervosismo e ansia fra i suoi dipendenti; almeno uno di quelli, forse il più sensibile, si porterà a casa la sera quella vibrazione fatta di pensieri negativi, di recriminazioni rimaste silenziose sul lavoro, si porterà a casa la frustrazione.
L’energia del capo ha girato, attraverso una porta aperta. E così pure in tante altre situazioni: la compagna di scuola che dice qualcosa di sgradevole, una battuta che dà fastidio, e quella ragazzina che l’ha subita arriva a casa con la faccia triste, cerca di nascondere il suo stato alla madre, ma alla fine la giovane si apre, si confida, e allora è la madre a provare uno stato di rammarico ma soprattutto di rabbia.
Perché le parole sono in grado di ferire, e possono girare liberamente, impunemente. Le parole usate portano a delle conseguenze. E allora si assiste all’espandersi continuamente di energia negativa attraverso porte aperte, porte portate all’ascolto, all’interazione con l’altro, alla connessione con l’altro.
A volte si ha davanti una persona che si lamenta per un insieme di cose. Può essere uno stato d’animo ingigantito, ma più spesso il dolore è tristemente motivato, e il confine si fa labile, la condivisione è segno di affetto, di vicinanza, non si può restare indifferenti. Quella porta aperta diventa però veicolo di sofferenza, ci si sente investiti dallo stato d’animo altrui, si partecipa, si soffre alla fine come se la cosa ci riguardasse in prima persona, cambiandoci l’umore.
È complicato il tema dei confini. La strada giusta, quella che riguarda il nostro bene e che ci preserva, è difficile da trovare, perché semplicemente c’è una sensibilità, un’emotività e un cuore che non permettono di chiudere bene la propria porta. L’interazione con l’altro è come fare entrare qualcuno a casa propria. Può esserci una condivisione benefica, ma a volte, da quella porta, si può far entrare la persona sbagliata.
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