di Marina Zinzani
“Non dire mai di una cosa: “L’ho perduta”, ma “L’ho restituita”. Tuo figlio è morto? È stato restituito. Tua moglie è morta? È stata restituita. Il tuo campo ti è stato tolto? Anch’esso è stato restituito. (...)
Per tutto il tempo in cui questi beni ti sono dati, prenditene cura come se non appartenessero a te, come fanno i viaggiatori in una locanda.” (Epitteto)
La frase di Epitteto ci porta ad una considerazione tremendamente vera. Nessuno ci appartiene, né un compagno, né un figlio, né altre persone. Il privilegio della loro presenza sarebbe da ricordare ogni giorno, con ciò che di buono apportano alle nostre vite. È un sentirsi spogli, in mezzo al deserto, ma sapere che c’è un angolo dove si può trovare cibo, acqua e riparo dal sole, un’oasi. I rapporti umani che ci danno qualcosa sono doni che la vita ci dà.
Il pensiero di Epitteto si allarga sulla morte, sulla Natura che riprende le persone, come ultimo tragitto del normale, anche terribile, percorso dalla nascita alla morte. Considerazione che rimane impressa, quella della restituzione riferita alla morte. Una persona non si perde, si restituisce.
Si suggerisce però, di conseguenza, la preziosità di momenti, di rapporti umani e dell’essere coscienti di questo, come emblema e significato della vita stessa. Un modo, alla fine, per ricordare che tutto è così fragile, quasi impalpabile, e che ogni momento non dovrebbe andare sprecato, dovrebbe essere vissuto considerando sempre chi abbiamo davanti, chi fa parte della nostra esistenza e che amiamo.
La considerazione sul possesso evoca anche eventi attuali: la persona che considera un’altra come sua proprietà. La non accettazione di una storia che finisce. Questa cosa che si respira quotidianamente, attraverso le notizie di cronaca riguardanti i femminicidi, porta alla luce tutto ciò che di malato può esserci nella definizione di possesso.
Quelli che hanno posto fine alla vita di una donna perché voleva andarsene, o la perseguitano perché non accettano di essere lasciati, sono molto lontani dal pensiero di Epitteto. Si restituisce una persona alla sua vita, se l’amore finisce. Con garbo, civiltà. Perché c’è una ricchezza che non ha uguali: il valore di un uomo.
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