di Laura Maria Di Forti
“L'uomo è poco sé stesso quando parla in prima persona. Dategli una maschera e vi dirà la verità” (Oscar Wilde)
I social media, ovverossia tutti i siti e le applicazioni che basano la loro esistenza sulla comunicazione e la condivisione di contenuti, immagini, filmati di vita vera o appositamente costruita, sono una ricchezza solo se si riesce ad usarli con parsimonia e con la saggezza di vecchi filosofi.
Dentro questi contenitori che sembrano scatole magiche, c’è di tutto e di più ma bisogna essere scaltri e non lasciarsi fuorviare da notizie false o anche soltanto inutili.
Talvolta è piacevole trascorrere un quarto d’ora scorrendo tra le varie proposte, vuoi culinarie, didattiche, umoristiche, di diffusione storica o scientifica, immagini magnifiche di luoghi lontani che desideriamo vedere o anche di posti poco conosciuti della nostra città.
Viene naturale anche mettere un commento, un cuoricino di approvazione o di incoraggiamento, ma talvolta ci imbattiamo nei giudizi cattivi, addirittura crudeli di gente che, nel nascondimento generale, azzarda critiche severe spingendosi a condanne senza appello.
Dietro la maschera dell’anonimato, direbbe Oscar Wilde, dice finalmente la verità. Non sempre, però. Dietro la maschera dell’anonimato, spesso usa le parole per ferire con una consapevole volontà di denigrare gli altri per sentirsi più forte, più bello, più intelligente, insomma migliore.
Non è giusto: chi ferisce non conosce il dolore o, forse, proprio perché lo conosce, vuole che anche gli altri lo provino, in una comunanza che rende forse meno tragica la loro vita, triste escamotage dei poveri di spirito.
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