⚖️ Separazione delle carriere o delle garanzie? Il paradosso dei 40 magistrati che la riforma ignora
(a.p.) ▪️ Riforme che cambiano l’Italia, ma c’è un numero piccolo dietro il mare di parole: quaranta. Solo 40. “Traguardo storico”, dicono. Ma per andare dove? Abbiamo fatto una riforma costituzionale e faremo un referendum per decidere della carriera di sole 40 persone all’anno. Lo 0,00006% degli italiani. È la sintesi della sproporzione che lacera il dibattito pubblico.
Si discute con fervore, come se fosse uno scontro finale, di modificare la Costituzione, il patto che ci unisce tutti. E il problema “storico” che ha spinto a tutto questo? La carriera di circa 40 magistrati all’anno che passano da un ruolo all’altro. Quaranta persone.
Se il problema politico fosse davvero solo quello di evitare che quei 40 magistrati cambino il ruolo, l'intera riforma sarebbe palesemente eccessiva e ingiustificata per la sua portata costituzionale. Si tratterebbe di una "soluzione" colossale per un problema microscopico. Questo rende evidente che la posta in palio non è il numero, ma il tentativo di minare l'indipendenza e la coesione della magistratura come organo di garanzia. Il numero dei 40 è solo il pretesto usato per giustificare ai cittadini una manovra di ben altra natura.
Una Costituzione per 40 persone: un’operazione abnorme. Immaginate di ristrutturare completamente la vostra casa — facciata, fondamenta, tetto — spendendo una fortuna, solo per cambiare la maniglia di una porta sul retro. È ciò che sta accadendo. La Costituzione non può essere usata per ampliare poteri a discapito della collettività. È lo strumento per affrontare crisi epocali, garantire diritti, stabilire nuove relazioni.
Ma cosa fanno di così sovversivo quei 40 magistrati all’anno? Mettano a rischio la sicurezza nazionale? Alterino i pilastri della Repubblica ogni volta che cambiano funzione? L’accanimento tradisce una paranoia ingiustificata, trasformando una dinamica fisiologica in una minaccia esistenziale. È un eccesso che sa di pretesto.
Mobilitare un referendum per 40 carriere all’anno è un atto di scandalosa sproporzione. Se il problema fosse solo quello, sarebbe uno spreco inaccettabile. Ma se non è quel numero esiguo la ragione di tanto fervore, allora siamo di fronte a una messa in scena, a un pretesto per coprire un intento ben più ambizioso.
La Costituzione mobilitata per un drappello di 40 carriere allarma i cittadini, alimenta sospetti, risulta incomprensibile. Non si può camuffare da tecnicismo l’intento di alterare i rapporti tra i poteri: duplicazione del CSM, sorteggio per eleggere i magistrati, privazione del potere disciplinare. La Costituzione è un bene di tutti, non uno strumento per le battaglie di pochi. Siamo qui per risolvere i problemi di 60 milioni di italiani, non per la carriera di 40.
Si discute con fervore, come se fosse uno scontro finale, di modificare la Costituzione, il patto che ci unisce tutti. E il problema “storico” che ha spinto a tutto questo? La carriera di circa 40 magistrati all’anno che passano da un ruolo all’altro. Quaranta persone.
✓ Il pretesto vs. l'obiettivo sotteso
La riforma ha un effetto pratico diretto e limitato (separazione delle carriere): impedisce a quei 40 magistrati, che oggi statisticamente ogni anno cambiano funzione (da PM a Giudice o viceversa), di farlo in futuro. Ciò significa che la totalità dell'intervento normativo e la mobilitazione di risorse politiche e referendarie sono volte – sotto questo aspetto - a bloccare un flusso che è già esiguo e fisiologico.Se il problema politico fosse davvero solo quello di evitare che quei 40 magistrati cambino il ruolo, l'intera riforma sarebbe palesemente eccessiva e ingiustificata per la sua portata costituzionale. Si tratterebbe di una "soluzione" colossale per un problema microscopico. Questo rende evidente che la posta in palio non è il numero, ma il tentativo di minare l'indipendenza e la coesione della magistratura come organo di garanzia. Il numero dei 40 è solo il pretesto usato per giustificare ai cittadini una manovra di ben altra natura.
✓ Il paradosso numerico e lo spreco delle priorità
Milioni di cittadini affrontano ogni giorno emergenze reali: sanità al collasso, liste d’attesa infinite, stipendi che non bastano, giovani costretti a emigrare. Ma la priorità assoluta della classe dirigente è stata dedicare tempo, risorse parlamentari e il prestigio di un referendum a una questione che, per quanto cruciale, riguarda un gruppo microscopico. Ogni giorno speso in questo dibattito è un giorno sottratto alla sanità, alla burocrazia, alla lotta per un salario degno. È tempo sprecato per la Nazione.Una Costituzione per 40 persone: un’operazione abnorme. Immaginate di ristrutturare completamente la vostra casa — facciata, fondamenta, tetto — spendendo una fortuna, solo per cambiare la maniglia di una porta sul retro. È ciò che sta accadendo. La Costituzione non può essere usata per ampliare poteri a discapito della collettività. È lo strumento per affrontare crisi epocali, garantire diritti, stabilire nuove relazioni.
Ma cosa fanno di così sovversivo quei 40 magistrati all’anno? Mettano a rischio la sicurezza nazionale? Alterino i pilastri della Repubblica ogni volta che cambiano funzione? L’accanimento tradisce una paranoia ingiustificata, trasformando una dinamica fisiologica in una minaccia esistenziale. È un eccesso che sa di pretesto.
✓ Il costo-opportunità della giustizia lenta
Ogni minuto speso in Parlamento per la separazione delle carriere è un minuto tolto alle vere urgenze: giustizia lenta, processi che durano decenni, riforme fiscali che restituiscano potere d’acquisto. Il costo non è solo politico: è un costo-opportunità enorme, pagato dai cittadini in servizi carenti e ritardi cronici.Mobilitare un referendum per 40 carriere all’anno è un atto di scandalosa sproporzione. Se il problema fosse solo quello, sarebbe uno spreco inaccettabile. Ma se non è quel numero esiguo la ragione di tanto fervore, allora siamo di fronte a una messa in scena, a un pretesto per coprire un intento ben più ambizioso.
✓ L'alterazione degli equilibri e il rischio istituzionale
L’unico scopo rimasto è alterare gli equilibri, indebolendo l’autonomia della magistratura e la qualità della giustizia. La politica deve uscire dall’ambiguità: o ammettere la follia di una riforma per 40 persone, o svelare il suo piano, smettendo di nascondersi dietro un problema irrilevante per 60 milioni di italiani.La Costituzione mobilitata per un drappello di 40 carriere allarma i cittadini, alimenta sospetti, risulta incomprensibile. Non si può camuffare da tecnicismo l’intento di alterare i rapporti tra i poteri: duplicazione del CSM, sorteggio per eleggere i magistrati, privazione del potere disciplinare. La Costituzione è un bene di tutti, non uno strumento per le battaglie di pochi. Siamo qui per risolvere i problemi di 60 milioni di italiani, non per la carriera di 40.

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