(Introduzione a Maria Cristina Capitoni). Di fronte agli episodi di cronaca che vedono protagonisti i giovani e le cosiddette "baby gang", la tendenza comune è cercare colpevoli esterni: la scuola, la famiglia, la noia. Ma è davvero solo una questione di mancati insegnamenti? In questo commento, l'autrice ci riporta alla realtà cruda degli anni '80, dimostrando che anche in contesti difficili, tra degrado e tentazioni, esiste sempre uno spazio sacro e inviolabile: quello della scelta individuale.
Le inclinazioni dei giovani: gli insegnanti e le scelte dei ragazzi
(Maria Cristina Capitoni) ▪️ La criminalità tra i giovani? Ovvero baby gang? Non è solo un problema di insegnamenti. Non c'è bisogno che un professore ti insegni che dar fuoco ad un barbone, massacrare di botte un tuo coetaneo non è cosa buona e giusta. Spesso poi questi "ragazzi" provengono da situazioni agiate, tanto che dichiarano di aver agito per noia.
La mia giovinezza, erano gli anni ‘80: giardini della scuola pieni di siringhe, in classe c'era chi fumava erba e chi, mentendo ai genitori, recuperava soldi da destinare a dosi di eroina. Io, ed altri per fortuna, la "mancetta", sebbene scarsa, la mettevamo da parte per comprare l'ultimo LP di Battiato oppure il biglietto per lo spettacolo a teatro di Giorgio Gaber.
Voglio dire, una scelta c'è sempre, ed un ragazzo di 15 anni, salvo rari casi, è perfettamente in grado di intendere e di volere, può scegliere se emergere facendo il bullo/delinquente oppure rivolgere le sue energie in altre direzioni. Per ogni maestro, professore inetto, incapace, ce n'è un altro sicuramente idoneo, poi ce ne sono altri ancora eccelsi. Sta a loro, i ragazzi, scegliere da che parte stare, giustificarli troppo non credo sia il giusto rimedio.

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