🎶 Va, pensiero: nostalgia, libertà e il canto epico dell'anima
(Introduzione ad a.p.). L'ascolto del coro "Va, pensiero sull'ali dorate" dal Nabucco di Giuseppe Verdi è un'esperienza che travalica l'opera e la storia. Questo inno, nato per dare voce agli Ebrei prigionieri a Babilonia, è diventato il canto universale della patria perduta e della ricerca di libertà. Analizziamo come Verdi abbia trasformato la rivendicazione di un popolo in una metafora toccante per tutte le forme di esilio, dolore e speranza.
📜 La forza del testo e l'incontro con Verdi
Va, pensiero, sull'ali dorate;
Va, ti posa sui clivi, sui
colli,
Ove olezzano tepide e molli
L'aure dolci del suolo natal!
Del Giordano le rive saluta,
Di Sïonne le torri atterrate...
Oh mia patria sì bella e
perduta!
Oh membranza sì cara e fatal!
Arpa d'or dei fatidici vati,
Perché muta dal salice pendi?
Le memorie nel petto raccendi,
Ci favella del tempo che fu!
O simile di Solima ai fati
Traggi un suono di crudo
lamento,
O t'ispiri il Signore un
concento
Che ne infonda al patire virtù!
(a.p.) ▪️ Va pensiero, uno dei più noti cori della storia dell’opera, inserito nella parte quarta del Nabucco di Giuseppe Verdi, è cantato dagli ebrei, prigionieri di Babilonia, per rivendicare la loro libertà di fronte all’oppressore.
🎻 Dallo spirito elegiaco alla violenza degli archi
I suoni iniziali sono sommessi e misteriosi, pieni di commosso spirito elegiaco, dipingendo un quadro di profonda malinconia. Poi subentra la violenza degli archi, a sottolineare il dramma della prigionia e dell'ingiustizia subita, ed infine le ultime battute ritornano alle melodie dolci del flauto e del clarinetto, che evocano con nostalgia i luoghi tanto cari. “Una grande aria, cantata da soprani, contralti, tenori”, come la definì Gioacchino Rossini.
Il genio di Verdi sta nell'aver saputo interpretare e tradurre in musica la tensione emotiva tra la dolcezza del ricordo e la brutalità del presente, creando un crescendo che non lascia indifferenti.
🇮🇹 Metafora risorgimentale e memoria collettiva
Il coro segnò l’incontro tra il genio del maestro e le speranze di indipendenza e di libertà dell’Italia risorgimentale. Così l’aria venne immediatamente interpretata e vissuta nell’800 come la metafora della rivendicazione del popolo italiano di fronte all’occupazione austriaca, per la libertà della loro terra, quella “patria sì bella e perduta”.
Le vie di Milano, al funerale di Giuseppe Verdi, risuonarono della sua musica: Va pensiero venne intonato per le strade della città in cori spontanei, a suggello del suo valore civile e patriottico.
Non solo il Risorgimento: anche dopo la seconda guerra mondiale, questo coro è rimasto associato ad eventi umani e sociali laceranti: istriani, fiumani e dalmati raccontarono, con questo stesso inno, lo smarrimento sentito per la perdita dei loro territori e l’esodo drammatico dalle terre lasciate, da cui sorgeva “un suono di crudo lamento”.
🕊️ Il canto universale della libertà interiore
Oggi, quel coro ha acquisito un significato universale, oltre le vicende storiche alle quali è legato. Esso serve a raccontare quanto conti, per tutti coloro che si sentono affaticati e oppressi (non solo da vincoli politici, ma anche materiali, economici o morali), quel “pensiero sull’ali dorate” come rifugio e promessa di liberazione.
Va pensiero è un monito a non dimenticare “il tempo che fu”, proprio per riaccendere “le memorie nel petto” e ascoltare finalmente, non solo “le aure dolci del suol natal”, ma la voce della propria dignità in ogni momento della vita. L'opera di Verdi, dunque, ci insegna che il più potente atto di libertà è la custodia della memoria e della speranza interiore.
Video you tube: Va pensiero dal Nabucco di Giuseppe Verdi
Foto: Giuseppe Verdi


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