(Introduzione ad a.p.). Il mito della celebre battaglia del 1440 e il mistero del dipinto perduto di Leonardo da Vinci esaltano l’identità di Anghiari, un borgo medievale al confine tra Toscana e Umbria. Oggi luogo di cultura, ospitalità e gusto, Anghiari nasconde tra i suoi vicoli una memoria che non vuole svanire: una memoria che si manifesta solo di notte, quando le luci soffuse del borgo lasciano spazio allo scalpitio dei cavalli in fuga e ai rumori sinistri delle spade.
I. Anghiari, crocevia tra storia e fede
(a.p.) ▪️ Una terra di confine immersa nella valle del Tevere, a cavallo tra la Toscana e l’Umbria, Anghiari è un luogo di naturale scambio di merci, di prodotti e di idee. Il suo nome è citato per la prima volta in una pergamena del 1048, con origini risalenti all’epoca romana. Posizionato su un’altura, il paese è caratterizzato da pittoresche case in pietra, suggestive piazzette e vicoli tortuosi che sfociano all’improvviso su incantevoli paesaggi.
Preziose le tracce della presenza francescana: si narra che nei dintorni del paese il poverello ebbe in dono il saio ora conservato alla Verna, e la chiesa della Croce ricorda il luogo dove egli piantò un segno per benedire la valle. Certo è che durante il medioevo Anghiari assunse la massima importanza per la sua posizione strategica, punto di passaggio tra le valli ma nello stesso tempo bastione insuperabile in virtù delle sue possenti mura.
II. La battaglia del 1440: storia, politica e l'ironia del Machiavelli
Il nome di questo paese è inscindibilmente legato al momento più importante della sua storia, la battaglia del 1440, che segnò la vittoria delle truppe fiorentine sull’esercito milanese di Filippo Maria Visconti. L’evento storico consacrò Anghiari come testimone della civiltà fiorentina, e ne esaltò l’identità e la fierezza.
L’importanza di quella battaglia, fu più politica che militare. Machiavelli stesso scrisse ironicamente: "In tanta rotta e in si lunga zuffa che durò dalle venti alle ventiquattro ore, non vi morì che un uomo, il quale non di ferite né d'altro virtuoso colpo, ma, caduto da cavallo e calpesto, spirò". Tuttavia, lo stesso scrittore ne riconobbe il significato politico, dato che "...la vittoria fu molto più utile per la Toscana che dannosa per il duca (di Milano)”.
III. Il mito: Leonardo perduto
Probabilmente, la storia si sarebbe dimenticata di questa vicenda, rivelatasi militarmente modesta, se Firenze non avesse pensato di immortalare l’evento a ricordo dei destini splendenti della città. Il mito della battaglia fu reso immortale non già dall’eroismo militare, ma da Leonardo da Vinci con l’impresa pittorica commissionatagli nel Salone dei 500 a Palazzo Vecchio a Firenze.
Il dipinto, completato solo nella parte mediana – quella della battaglia - non riuscì a sfidare i secoli perché si deteriorò per un artificioso processo di essiccamento dei colori e andò perduto. Un capolavoro scomparso dunque che sopravvive attraverso l’immaginazione. La sua straordinaria bellezza è percepibile nelle trasparenze delle copie dei lavori preparatori, tra i quali il più celebre è quello di Rubens. Conosciamo oggi quell’opera attraverso gli echi grandiosi del genio leonardesco che si rinvengono nelle riproduzioni realizzate da altri pur grandi pittori.
IV. Sapori antichi e nuova cultura
Oggi, questo antico borgo medievale della Valtiberina ospita il ricordo del tempo antico. Consumati antiquari, sviluppando l’attività dei vecchi "rigattieri", frequentano i dintorni alla ricerca di oggetti che, con sapienza infinita, sanno restituire al primitivo splendore. Rivivono, con gli oggetti antichi, la storia stessa dell’uomo nei secoli, la sua civiltà e i suoi gusti.
Molte sono le attività che la rendono luogo attuale di cultura e di commercio. Gli antichi spazi del paese ospitano strutture museali e istituzioni culturali, talvolta di singolare significato come la Libera Università dell’Autobiografia. Le piccole locande mantengono in vita i sapori di un tempo e offrono una specialità anghiarese: i "bringoli", pasta di sola acqua e farina, conditi "col sugo finto", una delizia. Negli splendidi scenari si scorgono mandrie della pregiata razza "chianina", e si produce l’"abbucciato" (il caratteristico pecorino) e l’olio, frutto di tradizioni che risalgono ai Camaldolesi.
V. La notte: quando la storia ritorna
È tuttavia la notte, quando i pochi negozi sono chiusi, gli abitanti già in casa, e i lampioni diffondono una luce soffusa, che ovunque splende un’aura di mistero, rendendo ineffabile questo luogo. La patina delle ore lente e dimenticate si diffonde tra i vicoli medievali sfiorando le antiche mura di pietra.
In questo silenzio, talvolta, si ha quasi l’impressione di sentire dei passi frettolosi, uno scalpitio di cavalli in fuga, delle grida improvvise, che rimandano a passioni splendenti, ore febbrili, duelli sanguinosi. C’è anche chi racconta di aver udito, in certi momenti della notte, rumori sinistri di spade, provenienti dagli angoli più oscuri del borgo. La memoria di Anghiari, immortalata dal mito della battaglia e dall'eco del capolavoro perduto di Leonardo, vive ancora nel fruscio delle ombre, trasformando il passato in una suggestione personale e vibrante.
Foto 1, 2, 5, 6: Anghiari oggi. Foto: 3 Rubens, scena di battaglia. Foto 4 Keonardo perduto.






magnifica ci ho fatto un video eccolo: https://www.youtube.com/watch?v=i7Xyd3jxWL0
RispondiEliminaAnghiari, scenari veramente suggestivi. Come per magia par di rivivere tempi passati alla sola vista delle belle immagini!
RispondiElimina"...bastione insuperabile in virtù delle sue possenti mura..."
Io sono di Palaia, anche qui le possenti mura sono perfettamente conservate. La Porta Fiorentina e la Porta Pisana chiudevano il mio Paesello (erano i tempi dei Guelfi e Ghibellini...) oggi sono invece aperte a tutti! Vi aspettiamo.
C.B.