(Introduzione a Liana Monti). La Lettera al Padre di Franz Kafka è una delle confessioni più strazianti della storia della letteratura: il resoconto drammatico di un'esistenza segnata da un rapporto tempestoso che ha marcato nel profondo l’animo di uno degli autori più brillanti di tutti i tempi. Questo saggio esplora come il dolore, la frustrazione e il senso di condanna vissuti con la figura paterna siano diventati la radice stessa della sua opera e come la letteratura si sia rivelata l'unico rifugio sicuro.
• Potere assoluto e crudeltà della parola
(Liana Monti) ▪️ “Mi è sempre risultata incomprensibile la tua totale mancanza di sensibilità per il dolore e la vergogna che potevi procurarmi con le tue parole e i tuoi giudizi; era come se tu non avessi la minima idea del potere che avevi su me… con le tue parole, attaccavi alla cieca, non avevi pietà per nessuno né durante né dopo; di fronte a te si era completamente indifesi.”
Una lettera al padre, che forse lui non lesse mai. Una confessione drammatica di un vissuto pieno di frustrazione, di imposizioni che hanno segnato, condizionato, marcato nel più profondo l’animo.
Nei suoi romanzi, nei suoi racconti, si colgono i segni della sofferenza, della tristezza, della rassegnazione che hanno le radici in un rapporto tempestoso con il padre dal quale non ha ricevuto l’amore di cui un figlio ha bisogno per crescere felice, per imparare ad avere fiducia in sé stesso e condiziona il rapporto con gli altri.
Amore che non ha mai smesso di attendere, ma che non arrivò mai. Amore supplicato al punto da chiederlo disperatamente in una lettera straziante che pulsa di dolore e di rassegnazione. Nelle sue parole l’autore esprime un profondo dolore con commovente delicatezza rivolta al padre verso il quale comunque non prova odio ma una inconfessata ammirazione quale autorità suprema e irraggiungibile.
• Processo continuo e condanna inesorabile
Nella lettera ci sono i dialoghi e le accuse, come sentenze emesse dal padre con feroce e tagliente crudeltà che lo portano a sentirsi un figlio non adeguato, non meritevole, non all’altezza, e costantemente in una sorta di incessante “Processo”, senza possibilità di difesa. Un resoconto di quanto nel tempo egli ha dovuto subire, inerme, fin a quasi, nonostante tutto, dare ragione al padre.
Questo non può non avere messo radici nel libro che ha proprio questo nome [Il Processo] e che lo portano (nel libro e nella vita reale) ad una condanna inesorabile e senza via di scampo verso un destino al quale Kafka non è in grado di opporsi ma che accetta e subisce con rassegnazione.
Il rapporto difficile e controverso fra padre e figlio è un tema che nella storia dell’umanità non ha mai smesso di esistere ed essere attuale. Un conflitto non risolto che spesso si ripete di generazione in generazione, i cui effetti marchiano per sempre la storia di una persona.
• La letteratura come rifugio sicuro
Una grande fragilità risiede nell’animo dell’autore che con tutte le sue forze combatte con determinazione e coraggio ben consapevole della fonte di questo aspetto, ma deciso nella speranza di non soccombere e anzi pronto ad ascoltare e raccontare nelle sue opere storie incredibili e ai confini della legalità che in fondo parlano molto anche di sé. L’amore per la letteratura rappresenta per lui un punto di forza, di gioia e forse l’unico rifugio sicuro.
Questo rifugio era talmente intimo, profondo e segreto che, prima di lasciarci, chiese al suo caro amico Max Brod di distruggere tutte le proprie opere. Per nostra fortuna e grazie a Brod, esse sono sopravvissute e arrivate fino a noi, perché la memoria di questo autore unico ha potuto continuare a vivere e a insegnarci qualcosa di molto importante.
Foto, Rusconi libri, disegno di Franz Kafka con un campione della sua calligrafia.

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