(Introduzione a Marina Zinzani). Il dolore che segue un trauma non è fatto solo di ferite visibili, ma di una sottile e persistente erosione del futuro. Attraverso la voce di chi ha subito abusi e violenze, Marina Zinzani esplora quella "perdita della capacità di godersi la vita" che rappresenta il vero fulcro del danno esistenziale.
(Marina Zinzani) ▪️
Il danno permanente e l'eredità del dolore
Virginia Roberts Giuffre, nel suo libro autobiografico “Nobody’s girl”, scrive ad un certo punto che presentò nel 2009 una denuncia contro Jeffrey Epstein, per gli abusi subiti. C’è una frase alla fine dell’istanza che rimane impressa, parla del suo danno: della perdita della capacità di godersi la vita. Un danno di natura permanente.
L’invisibilità della sofferenza interiore
La vittima e questa perdita: non ci si pensa mai a fondo. È il danno di una persona abusata, che non mostrerà mai quello che porta dentro, e se lo fa in pubblico non troverà comunque la pace che cerca, anzi, potrebbero peggiorare le cose. È il danno di una madre che ha perduto un figlio in modo violento. È il danno di chi ha subito qualcosa di grave, che non si può quantificare. È il danno di una donna maltrattata, che credeva nell’amore e si è ritrovata a vivere un incubo. È il danno di chi subisce o ha subito episodi di bullismo che non riuscirà più a dimenticare, anche dopo tanti anni, e questo l’ha portato a modificare il suo modo di rapportarsi agli altri, e ne ha cambiato il carattere.
La deformazione del mondo e l'insufficienza del risarcimento
L’incapacità di godersi la vita diventa il fulcro del male subito, della soluzione che non arriva, della riparazione impossibile. Nessuna somma di denaro compenserà questo danno, nessun viaggio, nessun cambio di casa o di vita risolveranno: perché il dolore rimane dentro, ha deformato le cose.
Il coraggio di riprendersi la propria esistenza
Virginia, con il suo coraggio, ha mostrato anche questo aspetto della tragedia dell’essere vittima. La vita sembra degli altri, con i loro progetti, la loro leggerezza. La capacità di godersi la vita è qualcosa da riprendersi con coraggio, perché anche chi subisce del male, alla fine, può essere più forte.
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