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🐎 L'amore per i cavalli contro l'ombra di Epstein. Il dramma di Virginia Giuffre

(Introduzione a Marina Zinzani). Il contro-canto dell'innocenza. C'era una volta una bambina che sognava la libertà a dorso di un cavallo. In quegli anni, i cavalli erano l'unica tregua, l'unico vero amore incondizionato in una vita già segnata dagli abusi. Questa bambina, Virginia Roberts Giuffre, crebbe fino a diventare il simbolo involontario di un orrore indicibile. La sua storia è il potente e doloroso contrasto tra quell'antica, pura innocenza e la vita dissoluta a cui è stata forzata nella rete di Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell.

La trappola della vulnerabilità

(Marina Zinzani) ▪️
Virginia Roberts Giuffre è stata una delle tante vittime di Jeffrey Epstein. Fu adescata e fatta entrare in una rete di giovanissime messa a disposizione da Epstein per i suoi amici. Persone con nomi altolocati, persone potenti. Alcune ragazze, come lei, erano minorenni.
Virginia racconta la sua storia nel libro “Nobody’s girl”, pubblicata dopo la sua morte. Si è suicidata il 25 aprile 2025.

Il male che richiama il male

Il libro, a tratti crudo, anche disturbante in alcune immagini che evoca, è la testimonianza di un’anima che ha nuotato controcorrente. Il male, subito attraverso gli abusi da bambina, ha richiamato altro male, come se ci fosse stata una calamita, un insieme di situazioni terribili che predisponevano ad altre situazioni altrettanto terribili. Chi ha scelto lei, Jeffrey Epstein e la sua complice Ghislaine Maxwell, sapeva intuirne la vulnerabilità, la solitudine più profonda, l’anima già spezzata: facile preda per loro due.

Il peso della maschera

Quello che succede alle vittime di abusi rimane in genere silenzioso: c’è la vergogna, la sensazione che non si verrebbe mai compresi o creduti fino in fondo, c’è una maschera che non deve mai mancare per potere reggere il peso di ciò che si porta dentro.
Virginia quella maschera se l’è tolta. Se l’è tolta raccontando la sua vita e quegli anni in cui era solo un oggetto sessuale, una schiava sessuale nelle mani di un pedofilo e di più pedofili. Ha spiegato cosa accade alle vittime: gli attacchi di panico, il cuore che batte a mille in certe situazioni perché si è affetti da stress post-traumatico, gli incubi che non lasciano tregua, che appaiono anche anni dopo, quando tutto è finito.
Considerare che in fondo Virginia non era obbligata ad essere una schiava sessuale di Epstein è riduttivo, c’è molto altro in una ragazza che ha un passato di abusi fin dall’infanzia, il suo cammino non sarà mai lineare, quello che accadrà sarà inquinato da una grande frammentazione interna, con persone senza scrupoli pronte ad approfittarne.

La forza della testimonianza

Virginia ha avuto coraggio raccontando la sua storia. Ha avuto coraggio a parlare pubblicamente di Epstein, contribuendo alla sua condanna. Ha parlato anche del principe Andrea, ottenendo poi un forte risarcimento economico da lui.
Le sue vicende famigliari, personali, sono private, e la strada che l’ha portata al suicidio appartiene alla sua sfera più intima, nessuno può dire nulla. È stata una combattente, una donna anche forte, perché si è liberata della maschera ed ha mostrato al mondo le sue ferite.

L'ultimo rifugio di libertà

Da bambina amava i cavalli. Con quelli si sentiva libera.

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