(Paolo Brondi – Testo) ▪️ Sono già in corso le celebrazioni per i tre secoli dalla nascita di Immanuel Kant, un ciclo di eventi che si protrarrà fino al 2024. Il profondo significato e l'importanza di questa ricorrenza mi sono stati rivelati da un’esperienza diretta. Percorrendo la via dei filosofi a Kaliningrad – l'antica Königsberg – mi sono recato subito a visitare la tomba di Kant.
Mi ha colto un profondo stupore nel trovare così tanti giovani a rinverdire la memoria del pensatore che ha radicalmente ridefinito il concetto di cielo, di apparenza, di ignoranza e di male. Un sapiente difensore di un mondo riportato alla luce da valori perenni, saldi come la ragione umana stessa o come la riflessione scaldata da sentimenti condivisi.
Era un mattino primaverile e il sole cominciava a intiepidire il muro della cattedrale gotica che custodisce la tomba. Il gioco delle guglie, dei pinnacoli e lo scintillio delle vetrate attiravano e al contempo allontanavano lo sguardo, generando uno strano turbamento, quasi un presagio della caducità di tutte le cose. Mi tornava in mente un passo della Teoria del cielo di Kant:
«Tutto ciò che è perfetto, tutto ciò che ha un moto e un’origine porta con sé l’impronta del limite imposto alla sua natura: quindi deve finire, deve morire… La fragilità è, purtroppo, innato retaggio delle nature finite e lavora senza posa per la loro distruzione.» (I. Kant, Storia generale della Natura e teoria del cielo, Casa Editrice O. Barjes-Roma,1956).
Eppure, tutti quei giovani, forse studenti liceali in visita di studio, non apparivano affatto fragili, ma anzi, pieni di entusiasmo. Erano liberi di cantare, di suonare chitarre e flauti, in piena coerenza con l'idea di felicità predicata dal filosofo stesso:
«Felicità è l’appagamento di tutte le nostre inclinazioni sia estensive, riguardo la loro molteplicità, sia intensive, rispetto al grado, sia anche protensive, rispetto alla durata» (I. Kant, Critica della Ragion pura, ed. 1976).
In armonia con il senso profondo dell’esistere dedotto da Kant, diventa facile riguadagnare la gratitudine verso le sorti della vita. Questa gratitudine, che pur includendo la morte, non esclude la speranza, la tensione al superamento di sofferenze e dolori, al cambiamento e alla riscoperta continua del mondo. È giusto e degno, dunque, celebrare questa saggezza senza posa e senza fine.


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