🔍 Punire i magistrati o condizionarli? La trappola del potere disciplinare senza controlli: giudice ricattabile, cittadino insicuro
(a.p.) ▪️ Nel nostro viaggio attraverso le modifiche soggette al voto referendario, oggi affrontiamo una domanda scomoda: come si punisce un magistrato senza ricattarlo?
La proposta di istituire un'Alta Corte Disciplinare (ACD) viene presentata come un atto di responsabilità, ma nasconde un’insidia profonda. Se separiamo la disciplina dal governo delle carriere e cancelliamo il controllo della Cassazione, chi proteggerà il giudice dalle pressioni politiche?
La trappola non scatta per chi giudica, ma per chi viene giudicato. In gioco non c'è il privilegio di una categoria, ma la tua sicurezza: quella di trovare in aula un arbitro imparziale che risponda alla Legge, e non a chi ha il potere di punirlo."
1. L’azione disciplinare: a cosa serve e perché è importante
L’azione disciplinare non è un semplice meccanismo punitivo interno. È lo strumento che garantisce la rettitudine e la dignità della funzione giudiziaria, proteggendo al contempo l’inamovibilità del magistrato (Art. 107 Cost.). Storicamente, questa funzione è stata esercitata dal CSM con un sistema di doppio controllo: membri togati e laici che assicurano rigore e imparzialità.Un esempio concreto? Il caso Palamara. Nonostante la crisi del sistema, il CSM ha dimostrato di possedere gli anticorpi per autodisciplinarsi, arrivando all'espulsione. Affidare questo ruolo a un organo esterno come l'Alta Corte (ACD) significa ignorare questa capacità di auto-riforma, smentita dai fatti.
2. Perché l’unità tra amministrazione e disciplina è fondamentale
La disciplina è intimamente legata alla gestione della carriera (trasferimenti, valutazioni). Nei sistemi europei più avanzati, questi poteri sono uniti: chi valuta la professionalità deve avere una visione completa, tecnica ed etica, del magistrato.Separare questi ambiti significa svuotare il CSM della sua funzione di garanzia, trasformandolo in una mera agenzia amministrativa. Staccare la disciplina dall'autogoverno non è un atto di efficienza, ma un modo per aprire la strada a interferenze esterne e alla politicizzazione dei controlli.
3. I problemi giuridici dell’Alta Corte Disciplinare (ACD)
L’ACD introduce due anomalie che creano un "organo abnorme" nel nostro sistema:• A. Un giudice unico.
• B. L’esclusione della Cassazione.
È l'anomalia più grave. La Costituzione (Art. 111) affida alla Cassazione il controllo su ogni sentenza. Creare un’ACD che sfugge a questo controllo significa istituire un corpo giudiziario speciale, un sistema chiuso che non risponde più alla legge suprema dello Stato.
4. Il paradosso della composizione mista
La riforma tende a separare giudici e PM, creando innanzi tutto due CSM distinti. Eppure, paradossalmente, nell’Alta Corte li riunisce di nuovo.
Il paradosso è evidente: si separano i corpi dove la commistione era fisiologica (la gestione amministrativa) e si riuniscono proprio dove la terzietà dovrebbe essere massima (il giudizio disciplinare). Questo dimostra che la riforma non cerca la coerenza, ma crea un organo ibrido che non garantisce né il vero autogoverno né una reale imparzialità.
5. I rischi costituzionali della riforma
L’Alta Corte Disciplinare non rafforza l’indipendenza, la indebolisce. I rischi sono chiari: un potere disciplinare sottratto alla Cassazione e consegnato a un organo esterno che si autoregola discrezionalmente.Il pericolo reale è che l’ACD diventi uno strumento di pressione nelle mani delle maggioranze politiche di turno. Quando il giudice sa di poter essere punito da un organo "politico" senza poter ricorrere alla Cassazione, la sua inviolabilità scompare.

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