Racconto
di Vespina Fortuna
Ormai
eravamo quasi alle porte di dicembre ma Babbo Natale quest’anno non aveva
proprio voglia di distribuire i regali. Era troppo triste per tutti i bimbi che
aveva visto portar via dalla furia delle acque e del vento nelle Filippine, per
quelli affogati nel mare a pochi metri da Lampedusa, ai quattro piccoli
travolti dall’alluvione in Sardegna, alle migliaia di bimbi affamati e a tutti
quelli cui insegnano ad imbracciare un fucile più alto e più pesante di loro.
Santa
Claus se ne stava sdraiato sul letto a guardare il soffitto con gli occhi
velati di pianto e il naso rosso. “Quest’anno ve ne starete al calduccio” disse
fra sé pensando alle renne nella stalla. “Niente carro volante, niente doni,
niente gioia. Il mio cuore è troppo triste per poter donare allegria.”
Intanto
le letterine si accatastavano nel sacco accanto alla porta. Il postino infilava
e infilava ogni giorno centinaia di buste colorate che i bambini gli inviavano,
ma lui non aveva voglia di leggerle e di soddisfare tutti quei desideri.
Toc-toc!
Toc-toc! Toc-toc! Sentì un pomeriggio Babbo Natale provenire dall’uscio di
casa. Dal letto guardò nel lucernaio e vide che il sole stava per tramontare e
il gelo aveva iniziato ad appannare i vetri. Tra poco sarebbe scesa la notte,
chi poteva essere a bussare alla sua porta a quell’ora? Toc-toc! Toc-toc!
Toc-toc! Babbo Natale si sistemò il cappello rosso sul capo ed andò ad aprire.
Gli apparve un bambino malvestito e con le scarpe sfondate. Aveva i capelli
umidi ed il nasino sporco.
“Chi
sei?” Gli chiese il vecchio. “Sono Bimbo Natale” rispose lui mentre tirava su
col naso. Santa Claus lo guardò incuriosito “Entra” lo invitò “Stiamo facendo
raffreddare la casa. Vieni, ti farò una bella tazza di cioccolata e ti darò
qualcosa di più caldo da indossare.” Senza farselo ripetere il bambino schizzò
dentro e lo seguì nel lungo corridoio. “Presto, togliti quei vestiti e fatti
una bella doccia bollente, quando avrai finito troverai un accappatoio pulito e
vestitini nuovi.” Babbo Natale lo aiutò a vestirsi e bevvero insieme la
cioccolata calda accanto al caminetto scoppiettante. Ad un tratto si accorse
che il suo cuore si stava riconciliando con la vita. “Dimmi di te, dunque tu
saresti Bimbo Natale?”
“Sì,
io sono tutti i bimbi del mondo messi insieme. Quelli che non ci sono più,
quelli che hanno fame, quelli felici e anche quelli infelici. Sono venuto a
chiederti di leggere le letterine che giacciono nel sacco fuori dalla tua
porta, se vuoi ti aiuterò anche io a leggerle, ma ti prego, non ci lasciare
anche tu!” Babbo Natale lo guardò e gli chiese “Che cosa posso regalare ai
bimbi che non ci sono più?”
“Un
pensiero, solo un tuo pensiero li farà felici.”
“E
i bimbi che non hanno neppure da mangiare?”
“Loro
aspettano un tuo sorriso, un piccolo dono incartato con amore gli basterà a
rallegrarli il giorno di Natale.”
“E
quelli che vanno in guerra?”
“Falli
sentire bambini almeno il giorno di Natale, regala loro un quaderno e una
penna, un libro di fiabe o un astuccio di matite colorate. Questi piccoli
oggetti li renderanno uguali a tutti i bimbi del mondo.”
Babbo
Natale sembrava essersi convinto, si alzò dalla poltrona e tirò in casa il
grosso sacco pieno di desideri di tutti i bambini che gli avevano scritto.
Quest’anno nessuno di loro chiedeva cose costose ma solo piccoli oggetti per
ricevere tenerezza e amore. “Grazie Bimbo Natale!” disse alla fine! Mi hai
ridato la gioia di lavorare. Andiamo nella stalla e leghiamo le renne al carro,
dobbiamo sbrigarci, siamo in forte ritardo quest’anno!”
Bimbo
Natale lo aiutò ma alla fine non salì sulla slitta. “Vai!” gli disse “I bimbi
aspettano solo te.” Gli diede un bacio sulla barba bianca e se ne tornò da dove
era venuto, felice di aver ricevuto la sua dose di tenerezza e dei vestiti
nuovi.
Buon
Natale a tutti i bimbi del mondo, di questo mondo e di tutti gli altri.
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