di Marina Zinzani
(Prefazione di Angelo Perrone) Questa poesia è un abbraccio in versi, un soffio di speranza dedicato al piccolo Adam e a sua madre, giunti a Milano da Gaza. Adam, unico superstite di una strage che ha spezzato un'intera famiglia, porta sul corpo e nell'anima le ferite di un conflitto indicibile. La poesia è un tentativo di dare voce al dolore muto di chi fugge da un orrore troppo grande, ma anche alla forza indomita di una madre che, pur nel lutto, cerca la guarigione e un nuovo inizio per il suo bambino. È un invito a riflettere sulle ferite invisibili e visibili che la violenza lascia, e sulla necessità di accogliere chi cerca rifugio e cura.
Un bambino non capisce la guerra
perché c’è la guerra
non lo capisce quando perde il padre, i fratelli
quando la sua casa è distrutta
quando tutto è macerie
macerie anche dell’anima
neanche una madre capisce la guerra
è orrore puro e basta
è il privarsi del cibo
per dar da mangiare ai figli
è il temere ogni giorno, ogni minuto
e sentirsi impotente
in balia del male che arriva sotto tante forme
neanche un padre capisce la guerra
la vita è già difficile così
decisioni prese dall’alto
sulle loro vite
come se fossero solo granelli di polvere
insetti da distruggere con una bomboletta spray
e non uomini
persone
persone che amano e persone amate
una vita povera, semplice
una vita
vita che non c’è più
sotto la follia di chi insegue la morte
facendo finta di essere vivo