di Laura Bonfigli
Possono le disavventure psicologiche e sentimentali
dell'anima essere già scritte nel corpo? Forse sì, come ci dimostra, fin dalle
prime righe del racconto Ultime ore insieme
di Paolo Brondi (Pagine letterarie 1/10/14), il protagonista Antonio.
Un
giovane di appena venti anni che, novello Emilio Brentani (protagonista di Senilità, di Italo Svevo) è afflitto dal sofisma e dall'
analisi. Questi tratti non solo segnano il suo stile di vita, ma corrodono le
sue energie vitali fino ad inaridire sul nascere il tenero sentimento d'amore
per Lucia, giovane compagna di liceo, la cui tenera spontaneità è speculare al
freddo raziocinio di Antonio. I primi gesti dell'amore, da audaci ed
appassionati, si fanno misurati e plastici, il calore si stempera e
l'anaffettività affiora in tutta la sua gelida compostezza.
Ma l'amore, come ci insegna Platone (nel Convivio) è "endèia": mancanza, povertà, ovvero
attesa che un altro percorra uno spazio, ci venga incontro e colmi un vuoto.
Perchè questo accada occorre, però, sia percepire il calore di un corpo, sia
riconoscerne le pieghe più riposte, i segni invisibili, ovvero il linguaggio,
perchè il corpo parla, il corpo ha una voce. Antonio scopre tutto questo solo
durante gli anni universitari, dopo l' incontro inatteso col professor Manetti,
studioso ed intellettuale di valore, ma soprattutto uomo energico, carismatico
che seduce ed affascina i suoi studenti.
Il professor Manetti, infatti, non si limita a
trasmettere nozioni e concetti in modo asettico ed impersonale, ma comunica
emozioni, sensazioni ed il suo corpo vibra ed infonde energia. Solo alla fine
di questo percorso umano ed intellettuale Antonio, più maturo e consapevole, è
in grado di riconoscere ed andare incontro al suo desiderio che, ora, ha le
fattezze di Anna, una giovane donna avvenente, procace, ma soprattutto autonoma
e vitale. Il miracolo sembra compiuto e destinato a durare per la vita ma, come
ci insegna ancora Platone, "l' anima di ciascuno vuole altre cose, non è
capace di dirle e perciò le esprime con vaghi presagi, come divinando da un
fondo enigmatico e buio".
Questo fondo buio ed enigmatico comincia ad agitarsi
anche tra Anna ed Antonio, dopo una breve separazione per motivi di lavoro.
Antonio, al suo rientro, si accorge che l'assenza non è solo non presenza di un
corpo, ma piuttosto percezione di un vuoto incolmabile che, insinuatosi ed
insinuandosi misteriosamente, dilata la distanza e tutto congela e desertifica
in modo irreversibile. Mentre l' anima si chiude nel silenzio solo il corpo
torna a parlare l' eterno linguaggio dei segni: si irrigidisce, si raggela e ci
mette di fronte all'amara consapevolezza che tutti siamo irriducibilmente
racchiusi nella nostra solitudine. Scrive, non a caso, Anna Achmatova (nel Poema
senza eroe): "C'è un confine
nell'intesa umana e non lo varca né ardore né passione, neppure se le labbra si
fondono ed il cuore si frange d' amore".
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