(Angelo Perrone) Richiamare i giudici in pensione per accelerare i processi. L’idea brillante, come dubitarne, è venuta a lui, il ministro della Giustizia Carlo Nordio per raggiungere l’ambizioso obiettivo del PNRR, ridurre del -40% i tempi dei processi.
Una soluzione rapida ed efficace. Del resto non sono le “toghe rosse” a declamare che l’esperienza sia un valore aggiunto? Almeno su questo, sia chiaro solo su questo, hanno ragione.
La scena è esilarante. Toghe spiegazzate tirate fuori dall’armadio e rimesse a lucido. Nuovi occhiali da vista a decifrare carte solo digitali, viste per la prima volta.
Ma udienze finalmente velocizzate per ridurre l’arretrato. Certo, c’è il rischio di cedere al ricordo dei tempi andati e di indugiare nelle pause caffè, al netto delle impellenze fisiologiche più pungenti per l’età. Però, insomma, si può fare.
È un po’ come chiedere ai nonni di partecipare alle maratone d’oggi. Vuoi mettere? Un’altra idea potrebbe essere: Nicola Pietrangeli, 91 anni, mito mai scolorito della nostra epoca, affronta, e forse sconfigge, tra i nostri applausi commossi e intrisi di nostalgia, Jannik Sinner, campionissimo, troppo algido.
Va bene, sarebbe meglio investire sui giovani magistrati, prima che anch’essi, tra un indugio e l’altro, finiscano nei rincalzi e in panchina. Qui l’ostacolo sembra maggiore, dobbiamo stabilire prima quanto debbano essere “separati” tra loro. E soprattutto il modo davvero efficace. Che bastino le carriere separate, c’è qualche dubbio. Nordio sta studiando.
Sarebbe meglio cominciare addirittura tra gli “aspiranti” alla professione, per esempio nelle aule di università, fino agli oratori parrocchiali, ai campi estivi. Comunque una cosa è certa, mai matrimoni tra loro, specie tra pubblici ministeri e giudici. Vuoi che, nel talamo, ordiscano complotti e concordino sentenze? Come sono i pubblici ministeri-donne con i maschietti lo sappiamo: una più del diavolo.
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