La questione dell'autorizzazione a procedere contro Salvini per sequestro di persona evoca il timore di uno scontro istituzionale. L'equilibrio tra politica e diritti individuali esige che anche il potere pubblico abbia un limite. Nella legge
(ap *) Sta succedendo qualcosa di molto particolare, e
grave, se la magistratura chiede di processare un ministro
della Repubblica in carica, che gode
di consenso popolare crescente, per un reato “comune”, come il sequestro di
persona aggravato, che prevede una pena detentiva molto elevata (da tre a
quindici anni di reclusione). Se inoltre la richiesta di autorizzazione a
procedere non si riferisce ad uno dei quei fatti, come la corruzione o l’abuso
di ufficio, ai quali siamo purtroppo più abituati e che appaiono maggiormente
“tipici” di chi esercita il mestiere della politica.