La rabbia può avere effetti positivi, trasformarsi in energia
di Marina Zinzani
La rabbia non esplode per una cosa da niente, a volte sì, ma spesso la rabbia è parente dell’indignazione, della rivendicazione, dal senso di ingiustizia.
È vitale per guarire da certe malattie. Diventa espressione di tormenti segreti, di offese subite, di amarezze celate, che hanno corroso l’anima e poi il corpo.
Ricostruire il dialogo tra la gente e le istituzioni, il compito difficile di Mario Draghi
(Angelo Perrone) L’arrivo di un “tecnico”, come Mario Draghi, nel governo del paese solleva sempre da noi l’eterna e scontata discussione sul rapporto tra tecnici e politici, tra le scelte dettate dalle competenze scientifiche e quelle proprie della politica.
Volersi bene, per superare le difficoltà e continuare ad avere fiducia
di Cristina Podestà
Ti guardo allo specchio e ti riconosco. Lo sguardo è lo stesso, o almeno io vedo lo stesso di qualche anno fa. Ma so che non è così, è la regola che non sia così. Però devi cercare di mantenerlo quello sguardo quasi innocente e spaurito, che si affaccia sul mondo ancora sconosciuto, almeno in parte.
È sempre più difficile convivere con brutte notizie, ma purtroppo di questi tempi si leggono e ascoltano solo quelle. Ogni giorno una o anche due donne, mogli, compagne, madri vengono massacrate in casa propria, da un marito, compagno, padre dei loro figli, l’uomo che una volta hanno scelto.
Il dolore è un abito difficile da lasciare, se ne sta appiccicato, come una maglia troppo stretta, difficile toglierla. Abito fatiscente, che non ci appartiene più. Ma non è semplice liberarsene.
Diventa una seconda pelle. Una lunga serie di possibilità su come toglierlo è stata studiata dalle religioni, dai filosofi.
Bisognerebbe accettarlo come evento della vita che scorre, e ricercare fra le pozzanghere un po’ di luce riflessa, uno specchio. Vedere il proprio volto e accorgersi un giorno che si è diventati migliori, con la propria forza.
Ritrovare sé stessi, la prima forza davanti al male
di Marina Zinzani
Ti soffermi e pensi che niente sarà più come prima. D’incanto, da un luogo remoto, arriva un aiuto insperato. Non sono le parole, i ragionamenti, è la forza che hai dentro che arriva, come una madre che non ti abbandona. Ti prende la mano, ti costringe ad alzarti, ti dice di respirare.
Il perdono si può immaginare come una foglia magica che cade sul cuore di una vittima. Arriva e placa le tremende sofferenze che ha subito. Può essere un perdono non richiesto, dall’altra pace il colpevole tace, nulla chiede.
Obbliga a giustizia e coerenza, crociata santa solo all’apparenza, poi quel vuoto attorno, ombre silenziose e sguardi a terra, la guerra è cominciata e non te ne sei accorta,
Entro nei miei pensieri e ti abbraccio perché tu sei lì. L’incontro per caso, immediata sintonia, un sorriso che allarga il cuore. Un percorso insieme per un pezzo di strada, poi sono corso via. Non era più possibile, non potevamo, non era giusto.
Era una giornata fredda. Milano si era svegliata con un cielo grigio e triste e il percorso fino alla fermata del tram era stato faticoso per il vento sferzante che proveniva da nord.
Bettina era una ragazza piccola e minuta ma con due grandi occhi verdi e magnetici, mentre i capelli erano ramati e al sole brillavano lanciando bagliori di color rosso rubino. La sera, prima di andare a dormire, Bettina li bagnava leggermente e arrotolava le punte con le dita fermandoli con una forcina in modo da formare dei boccoli che, l’indomani, avrebbe mostrato alle compagne di scuola.