di Cristina Podestà
I ragazzi escono la sera e non si sa se ritorneranno a casa. Giusto qualche giorno fa un ragazzo è stato ucciso da un coetaneo, ma è cronaca di ogni giorno.
Le vicende politiche diffondono atmosfere di odio, intolleranze, violenza, la pandemia infuria, è stato ucciso l’ambasciatore italiano in Congo con la scorta e l’autista, l’economia è a pezzi.
Che succede là fuori? Come si può dormire sereni? È un incubo da cui non ci si sveglia, un dolore sordo e penetrante, una paura che scuote fin dentro le ossa.
Siamo davvero all’inizio del nuovo millennio sognato e agognato come il porto sicuro cui si tendeva a fine secolo scorso?
Rammendiamo il nostro cuore, ricuciamo le ferite, asciughiamo le lacrime e, a testa alta, proviamo a combattere ogni orrore. Poco può essere fatto da uno solo ma se ci si allinea tutti, se si cerca di diffondere un poco di bello in questo malessere diffuso, se si dà speranza ai nostri figli, forse potremo ancora farcela.
A credere in noi. A cambiare il vento. A spargere la pace
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