di Marina Zinzani
Quante vite può vivere una persona? Oltre a quella che sta vivendo poteva essercene un’altra, se avesse seguito un amore? O se non fosse mai andata via da un luogo? L’incompletezza di certi momenti può dipendere da un richiamo verso quella strada non percorsa?
È possibile che due persone siano accomunate da un legame misterioso. La loro vita si sfiora una con l’altra, ma la realtà è diversa. Loro sono e rimangono lontane. Due anime gemelle forse, anime che hanno vite distanti, che non realizzeranno mai la completezza dello stare assieme. Ma erano poi anime gemelle?
“Past lives”, opera prima della regista Celine Song, candidato a due premi Oscar, parla della storia di un ragazzo e una ragazza che sono inseparabili. Lui è segretamente innamorato di lei, e anche lei lo è, è un amore mai realmente espresso che inizia sui banchi di scuola. Lei lascerà la Corea con la famiglia, non si sentiranno più. Dopo 12 anni lui la rintraccia, lei ora vive a New York, si sta facendo strada come scrittrice, ma questo incontro non avverrà mai di persona.
Passeranno altri 12 anni, e lui andrà a trovarla a New York. Sembra la storia di un uomo che va a trovare un’amica dei tempi di scuola, ma non lo è. Lei ora è sposata con un americano. L’incontro avviene, sarà un incontro anche a tre, perché il marito, con una sensibilità rara, comprenderà tutto in pochi attimi. L’amore di quel giovane coreano non si è mai esaurito, lui ha fatto 13 ore di volo per ritrovare la ragazza che non ha mai dimenticato.
E’ difficile e limitativo trovare le parole per descrivere questo film, che si espande nella seconda parte e nel finale con il sottofondo di una New York magnifica e struggente, struggente come lo sguardo dell’innamorato che non riesce ad esprimere i propri sentimenti e che non vuole alterare la vita della donna, struggente come la figura del marito, che si ritrova quasi in mezzo, che si chiede se il cuore di lei si è mai veramente abbandonato a lui, o era altrove, in Corea, in quel passato che non è mai diventato un presente.
Si toccano temi universali, quello che poteva essere, quello che non è stato. Se la famiglia della giovane non si fosse trasferita, quell’unione sarebbe stata perfetta, erano fatti per stare insieme? L’ambizione della giovane è stata soddisfatta negli Stati Uniti, o è rimasto quel senso di inquietudine che sorge quando i sogni non vengono veramente realizzati? Cosa è rimasto del Sogno americano?
La fine del film dice cento, mille cose, che le parole fanno fatica a descrivere. I sentimenti più profondi sono difficili da spiegare, da collocare. Si è quasi naufraghi del destino, dell’incompiuto, e si rischia di perdersi, se non ci sono mani forti in grado di sorreggere l’altro, in nome della comprensione e dell’amore più profondo.
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