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lunedì 23 dicembre 2019

Il Presepe, la sorpresa del mistero

Il Presepe racconta una tradizione che in duemila anni si è arricchita di significati, continuando a suscitare interesse. Attraverso la magia delle luci e delle scenografie, si tramanda la bellezza di una Storia che desta ancora stupore

 (ap *) La scena? Il Presepe ha una composizione semplice, di pochi elementi, ma ben assortiti. Innanzi tutto, una capanna, esposta al gelo, perché quell’anno, oltre venti secoli fa, fu particolarmente rigido. A rendere l’idea del freddo, va bene anche una grotta, che è ancora più nuda ed esposta alle intemperie. O una delle sue possibili varianti, suggerite dalle vicissitudini moderne: un edificio diroccato, un vecchio sottoscala, una fabbrica abbandonata, qualsiasi anfratto naturale o meno, utilizzato come rifugio da sventurati senza tetto.

martedì 16 gennaio 2018

Lo conosciamo con nomi diversi

Il nome di quel “bambino” nato a Betlemme raccoglie significati diversi, per definire un mistero che rimane complesso

di Cristina Podestà 
(Commento a I volti di Gesù, PL, 10/1/18)

Si nomina con due termini diversi il Dio cristiano. Gesù è appellativo più familiare e affettuoso, tipico della preghiera dei bambini, delle esclamazioni popolari. Cristo, l'Unto, il Masiakh (Messia), il Salvatore, e tutti gli altri nomi con cui nei secoli e nei vari luoghi si è definito il Dio in terra, rappresenta la salvezza del mondo con la sua "molteplicità dialettica".

martedì 11 luglio 2017

Quale verità su Charlie Gard ?

La legge e la coscienza, l’angusto spazio dell’umanità

di Marina Zinzani
(Commento di Angelo Perrone)

Ci sono tante cose che si sono scritte, riguardo al piccolo Charlie Gard. Ci sono anche cose che non si leggono in modo chiaro sulle prime pagine: il fatto che il bimbo ha subito un danno cerebrale grave e irreversibile; il fatto che i medici, chiedendo di sospendere la respirazione artificiale, ritenevano di agire nell’interesse del bambino, che va incontro a intense e a insopportabili sofferenze; il fatto che i giudici hanno dato ragione ai medici inglesi, ma anche dopo aver interpellato medici statunitensi, i quali hanno ribadito che la terapia sperimentale non può curare il danno cerebrale del bambino.