Il Presepe racconta una tradizione che in duemila anni si è arricchita di significati,
continuando a suscitare interesse. Attraverso la magia delle
luci e delle scenografie, si tramanda la bellezza di una Storia che desta
ancora stupore
(ap *) La scena? Il Presepe
ha una composizione semplice, di pochi elementi, ma ben assortiti. Innanzi
tutto, una capanna, esposta al gelo, perché quell’anno, oltre venti secoli fa, fu
particolarmente rigido. A rendere l’idea del freddo, va bene anche una grotta, che
è ancora più nuda ed esposta alle intemperie. O una delle sue possibili varianti,
suggerite dalle vicissitudini moderne: un edificio diroccato, un vecchio sottoscala,
una fabbrica abbandonata, qualsiasi anfratto naturale o meno, utilizzato come
rifugio da sventurati senza tetto.
Poi tanta gente intorno,
impegnata nelle occupazioni quotidiane, come falegnami e panettieri, lavandaie
e pescatori. Erano i lavori della maggior parte della gente di quel tempo
mentre stava per accadere l’evento straordinario. Oppure persone già in
cammino, perché avvertiti dal passa parola e guidati nientemeno che da una stella
splendente, apparsa di proposito in cielo. Magari ci fossero stati sms, tweet,
o mail, radunarsi sarebbe stato più rapido, e magari sarebbe arrivata più
gente. E allora, eccoli, uomini e donne, giovani ed anziani, con i loro sacchi
in spalla, le pecore e gli attrezzi, fuori dalle case, dove il fuoco domestico rimane
acceso in previsione del ritorno, o giù per le montagne, lungo pendii scoscesi,
o attraverso fiumiciattoli di campagna.
Natività di Giotto di Bondone |
Poi ancora, al centro, la
famiglia, quella sacra naturalmente. Le raffigurazioni presentano i genitori in
differenti posizioni: seduti, in piedi, in ginocchio. Il volto non è
preoccupato per il parto né per le condizioni climatiche avverse, né
dispiaciuto “perché
per loro non c’era posto in albergo”.
Lo sguardo di entrambi,
senza alcun fastidio per il trambusto provocato da tanta gente in un momento
così delicato, è assorto, intensamente rivolto verso un punto preciso all’interno
della capanna, concentrato a fissare un piccolo spazio ancora vuoto. Lo stesso
nel quale, dopo il parto, sarà adagiato il loro primo e unico figlioletto.
Quello è l’unico posto disponibile in tutta la zona, a suo modo confortevole
perché riscaldato dal fiato di un paio di animali.
Più indietro, non in ritardo
né in affanno, ma a tempo per il momento importante, i Magi sui loro cammelli,
e i doni preziosi da offrire al nuovo venuto sulla terra, lungamente atteso,
secondo la tradizione.
La sacra famiglia e i
pastori, gli animali e i re Magi, le stelle e gli angeli: uno scenario unico e
suggestivo. Pochi ed essenziali gli elementi che compongono la scenografia del
Presepe, da cui in duemila anni è nato un racconto popolare che si è sempre più
diffuso nei vari paesi, arricchendosi e differenziandosi secondo i costumi e i
tempi, ma senza perdere di impulso o interesse. Si mescolano dogmi religiosi e
tradizioni popolari. Le usanze si intrecciano alla dimensione del ritorno alle
origini dell’uomo, indipendentemente dal proprio credo personale.
Adorazione del Bambino, del Beato Angelico |
Compongono la scena parole
ed immagini apparentemente uguali a sé stesse, per l’identità degli elementi iconici
che si tramandano da una generazione all’altra, eppure ogni volta diverse o mutevoli.
Innanzi tutto per la molteplicità delle invenzioni escogitate, per la varietà
delle interpretazioni e delle tradizioni popolari. Ma non solo: basta davvero
qualche statuina in più, o un filo di luci nuove per incuriosire? Il risultato
è imprevedibile se ogni volta, anno dopo anno, qualcosa spinge a guardare con
curiosità quella scena che si conosce a memoria. A fare il giro dei Presepi
della zona, a rimanere in silenzio davanti ad essi.
La rappresentazione scenica
della Natività si basa su un mondo di cose che per tutto l’anno rimane
chiuso in qualche scatolone. È inerte, a prendere polvere in fondo a un
armadio, in cantina, in un magazzino. Poi riprende vitalità quando un giorno decidiamo
di tirarlo fuori da lì. Ritornando alla luce, ne scopriamo di nuovo le meraviglie.
Natività mistica di Sandro Botticelli |
La magia delle luci,
l’alternanza del giorno e della notte, le melodie di sottofondo, e i
marchingegni per rappresentare i momenti di vita quotidiana (il pane spinto nel
forno; il secchio calato nel pozzo): possono essere tanti, rigorosamente
nascosti sotto la cartapesta e il muschio. Molto più di un gioco per bambini, o
un artificio per suscitare interesse. Ogni luogo è un possibile palcoscenico,
le case private, i luoghi pubblici, le strade o le piazze. Così si moltiplicano
le scenografie e i momenti di festa.
È un’atmosfera che certo
incanta i più piccoli, stupiti dai movimenti e dai colori. Ma anche gli adulti,
soddisfatti per il lavoro fatto, ne rimangono sorpresi, come se si trattasse
della prima volta. Comporre questa singolare scenografia sollecita anche curiosità
spicciole: davvero tre i Magi? Perché c’è sempre un pastore che dorme
nonostante l’andirivieni di gente? O qualche domanda di natura linguistica: si
dice presepe o presepio?
Sino al dubbio più
insidioso, quello sulla natura stessa della Natività e delle ragioni di tanto
fascino: è un evento religioso o anche profano? Cosa racconta la nascita di
Gesù all’uomo di oggi? Perché un laico dovrebbe rimanerne suggestionato?
Natività di Caravaggio |
Nella rappresentazione
natalizia, le infinite varianti permettono di spaziare a piacimento, e troviamo
le figure di Giuseppe e Maria collocate ora da un lato ora dall’altro del
quadro. Ma il centro della scena rimane misteriosamente sempre quel punto a
terra nella capanna che raccoglie lo sguardo dei genitori, e non solo il loro. Un
tratto piccolo di terra, a mala pena morbido per la paglia o il muschio o
brullo per la roccia sporgente, singolarmente spoglio, e senza alcuna
preziosità esteriore.
Ovunque collocato nella
raffigurazione, quel punto sulla nuda terra sembra attirare una strana luce, riesce
a catalizzare lo sguardo. E’ uno spazio senza nulla, prima che un gesto
semplice vi adagi il pupazzetto che raffigura il bambino
Gesù. Giunge a completamento della scenografia. E a compimento di una
storia misteriosa. Mai un vuoto così totale ci è sembrato capace di richiamare,
tanto radicalmente, il suo opposto. La pienezza che dà risposta alle
inquietudini, e offre lenimento agli affanni.
* Leggi La Voce di New York:
23 dic 2019. Il Presepe, la sorpresa del mistero
Essenziali gli elementi che compongono la scenografia del Presepe, da cui in duemila anni è nato un racconto popolare che si è sempre più diffuso nei vari paesi
* Leggi La Voce di New York:
23 dic 2019. Il Presepe, la sorpresa del mistero
Essenziali gli elementi che compongono la scenografia del Presepe, da cui in duemila anni è nato un racconto popolare che si è sempre più diffuso nei vari paesi
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