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mercoledì 13 novembre 2019

L'arte che fa soffrire

Non si può usare l’arte per mascherare sé stessi, ed apparire solo eccentrici

di Maria Cristina Capitoni

Un uomo piccolo piccolo, qui l'arte non c'entra nulla. Lui, Roman Polanski, ha un talento, indubbio, e indubbiamente sprecato; l'arte però è altra cosa, investe tutta la sfera vitale di una persona, illumina le zone d'ombra, nutre il quotidiano attraverso uno sguardo che tutto trasforma e reinterpreta in positivo, l'artista soffre ma non fa soffrire, non consapevolmente.

Impunità

I riflettori celebrano ed esaltano la fama. Spesso solo del più forte. Non possono cancellare l’infamia

di Marina Zinzani

C’è sempre un potere sopra che non permette di dire, di denunciare. E’ una storia vecchia come il mondo, gli scambi di ruoli fra vittima e carnefice, i colori non meglio definiti. Il denunciare un personaggio noto comporta avere tutta l’attenzione addosso, attenzione non richiesta, che non lenisce il dramma che si è vissuto. Anzi, spesso lo amplifica.

lunedì 8 gennaio 2018

La donna che sorride

di Marina Zinzani


(ap) Guardando il film “Sole, cuore, amore” (2016) di Daniele Vicari: presentato alla Festa del Cinema di Roma e ambientato nella città, attori protagonisti Isabella Ragonese, Eva Grieco e Francesco Montanari. La storia di Eli, il marito senza lavoro, quattro figli, che si alza la mattina presto per lavorare. Due ore di tragitto prima di raggiungere un bar sulla Tuscolana. Una paga al nero, padroni poco comprensivi.

mercoledì 11 ottobre 2017

Tra le mura di casa

Una storia vera quella raccontata nel film: la quotidianità di una donna maltrattata, l’incapacità di uscirne se non con la disperazione di un gesto estremo

di Marina Zinzani
Guardando il film  “L’amore sbagliato” (2015) di Claude-Michel Rome

Il film “L’amore sbagliato” lascia uno squarcio nello spettatore. E’ la  storia vera di Alexandra Lange, una donna francese che ha ucciso il marito per legittima difesa dopo anni di terribili violenze,  raccontate durante il processo. Verrà poi assolta.

mercoledì 9 agosto 2017

Come un gabbiano

Una storia d’amore così breve, incompiuta e inappagata: da segnare l’anima per sempre

di Marina Zinzani
(Guardando il film I ponti di Madison County, 1995, con Clint Eastwood e Meryl Streep)

Ci sono pochi film come “I ponti di Madison County” che si ricordano negli anni. Nella prima visione si è vista questa storia d’amore impossibile, incompiuta, e si è avvertita una traccia crudele nella vita della protagonista, Francesca. Meryl Streep le dà come sempre le sfumature, le contraddizioni, i sussulti, l’intensità che le sono familiari. La sua vita, dopo che ha rinunciato a quello che lei sente l’amore vero, sarà un’attesa indefinita, che vacilla fra il sogno che aiuta a vivere e la solitudine, pur avendo una famiglia.

sabato 5 agosto 2017

Il bisturi nei sentimenti

Nel profondo nell’amore filiale: il difficile rapporto con figura materna

di Marina Zinzani
(Guardando il film Sinfonia d’autunno, 1978, di Ingmar Bergman)

In un vecchio film di Ingmar Bergman, “Sinfonia d’autunno”, con Liv Ulmann e  Ingrid Bergman, si parlava del rapporto contrastato fra una figlia e una madre pianista. Le accuse della figlia, che tutta la vita si era sentita in secondo piano rispetto a questa scelta della madre, erano dure, e suggerivano ferite di cui non era mai guarita.  Neanche creandosi una famiglia sua.

giovedì 3 agosto 2017

A porte chiuse

La ricerca della felicità e la fragilità delle esistenze, i difficili rapporti tra generazioni

di Marina Zinzani
(Guardando il film Il più bel giorno della nostra vita, 2002, di Cristina Comencini)

Le parole che si sono perdute lungo la strada, o che non sono mai partite. I silenzi di anni e le tante, inutili frasi di ogni giorno. La ricerca di qualcosa di indefinito, essenziale. Non trovato. Meandri in cui ci si perde, nella follia quieta del nulla.

sabato 29 luglio 2017

L’altra riva

Il ritratto delle famiglie rivela a volte silenzi, paure, incomprensioni: mari in tempesta, quasi mine vaganti

di Marina Zinzani
(Guardando il film Mine vaganti, 2010, di Ferzan Özpetek)

I silenzi in casa, parole che si fermano nella gola, paura di andare oltre ai discorsi consueti di tutti i giorni. Il mondo dell’altro che appare così lontano.
In mezzo, un mare difficile da percorrere a piedi, non si può attraversare il mare a piedi, ci vuole una barca che scivoli fra le acque, che si faccia portare dal vento, che possa compiere un viaggio ardito.