Il ritratto delle famiglie rivela a volte silenzi, paure,
incomprensioni: mari in tempesta, quasi mine vaganti
di
Marina Zinzani
(Guardando
il film Mine vaganti, 2010, di Ferzan Özpetek)
I
silenzi in casa, parole che si fermano nella gola, paura di andare oltre ai
discorsi consueti di tutti i giorni. Il mondo dell’altro che appare così
lontano.
In
mezzo, un mare difficile da percorrere a piedi, non si può attraversare il mare
a piedi, ci vuole una barca che scivoli fra le acque, che si faccia portare dal
vento, che possa compiere un viaggio ardito.
E’
il silenzio di un padre, di una madre, dopo una notizia. Quella di un figlio
che rivela la sua identità sessuale. Diversa da quella che si credeva.
Il
mare diventa tempestoso, l’altra riva appare irraggiungibile, nuvole scure
sembrano promettere pioggia e tempesta ancora per molto tempo.
Poi
un giorno quel mondo così lontano appare solo irraggiungibile nella fantasia,
col sottofondo delle proprie paure e dei propri pensieri affannati. Ma quel
mondo è lì, mondi che si sfiorano, che si cercano. A volte erroneamente
nell’approvazione dell’altro.
La
ricerca dell’approvazione è cosa crudele. La propria natura non dovrebbe mai
avere bisogno di approvazione.
Se qualcuno riuscirà mai a far capire che l'aspetto "sesso" non è che la punta dell'iceberg della dimensione "omosessuale" , che si compone di un'infinità di modi diversi e differenti di interpretare la realtà, viverla , percepirla tradurla, e quindi scinderla un attimo da quello che universalmente è un tabù, anche per gli etero, allora e solo allora si guarderà a quel mondo come ad una risorsa e non più come ad una, nella migliore delle ipotesi, stranezza, e nessuno mai avrà più bisogno di farsi accettare.
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