Una storia vera quella raccontata nel film: la quotidianità di una donna
maltrattata, l’incapacità di uscirne se non con la disperazione di un gesto
estremo
di
Marina Zinzani
Guardando il film
“L’amore sbagliato” (2015) di Claude-Michel Rome
Il
film “L’amore sbagliato” lascia uno squarcio nello spettatore. E’ la storia vera di Alexandra Lange, una donna
francese che ha ucciso il marito per legittima difesa dopo anni di terribili
violenze, raccontate durante il processo.
Verrà poi assolta.
Una
storia di maltrattamenti come ce ne sono tante. E durante il film si cerca di
capire come una donna può scendere così in basso, fino a diventare succube, schiava,
incapace di uscire da un vortice simile di violenza.
“Cambierà,
mi ha promesso che cambierà.”
“Lo
amo, è il padre dei miei figli.”.
”E’
questa la mia famiglia.”
“Sono
caduta dalle scale, non è niente.”
“Bambini,
papà era solo un po’ nervoso.”
“Non
so dove andare, non lavoro, dipendiamo da lui.”
“Mi
ucciderà, se lo lascio.”
Il
lutto di un sentimento mai esistito, l’amore. L’aguzzino in casa propria, nel
proprio letto: e pensare che magari un tempo si è fatto di tutto per stare con
lui, senza ascoltare nessuno, nemmeno il proprio cuore che forse sapeva, forse
intuiva.
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