venerdì 21 marzo 2025

Riscrivere la verità

(Altre riflessioni in “Il vittimismo politico, arma di vendetta e prevaricazione”, su Critica liberale 17.3.25)

(Angelo Perrone) Il passato diventa spesso un’arma, non sempre di verità, tanto meno di giustizia. Tragedie, ferite, persino falsità sono brandite come spade. E spingono a commettere nefandezze. La strategia induce a formulare rivendicazioni infondate, compiere abusi ed aggressioni, giustificare violenze verso innocenti, siano essi individui o popoli.
Leader come Vladimir Putin e Donald Trump stanno utilizzando narrative storiche, reali oppure costruite artificiosamente, per motivare le loro azioni. La cosa funziona, garantisce consensi, ed è persino contagiosa, perché seduce maggioranze. 
Il tratto politico esteriore che caratterizza simili atteggiamenti è una forma di “nazionalismo” comune a tutti i regimi di destra, autarchici e illiberali, che fa presa sulle masse, mentre oppositori e critici sono incapaci di adottare contromisure retoriche.
Putin ha promosso una narrativa di "grandezza russa" che giustifica interventi militari e permette repressioni interne. Trump, invece, ha adottato lo slogan "America First", che porta a politiche protezionistiche (i dazi sulle merci) e a un atteggiamento conflittuale con gli alleati storici su rapporti commerciali e alleanze strategiche. 
Di solito si finisce per interpretare l’enormità di questi atteggiamenti clamorosi in termini imprevedibilità. L’azione dei leader mondiali è così stupefacente e clamorosa da risultare alla fine imprevedibile, in sostanza incomprensibile. 
Putin, in spregio delle norme internazionali e dei propositi di distensione globale, ha sostenuto conflitti regionali, ha annesso la Crimea nel 2014, soprattutto ha invaso l’Ucraina, violando la sovranità del paese.
Trump, dal canto suo, cogliendo di sorpresa alleati e avversari, si è ritirato dagli accordi internazionali sul clima e il nucleare iraniano, ha deriso volgarmente il dramma palestinese immaginando di creare a Gaza un resort e di deportarne gli abitanti, soprattutto ha compiuto un voltafaccia durante la messinscena alla Casa Bianca con il presidente Volodymyr Zelenskij. 
È ribaltata l’idea che l’America sia il paese leader del mondo libero, difensore di valori di giustizia e libertà.
Eppure l’imprevedibilità non è così indecifrabile perché ha come premessa ideologica proprio la retorica falsamente vittimistica iniziale. La Russia è portatrice (per sua volontà) irrisolta del trauma storico della seconda guerra mondiale, e ricorre alla mitologia dei caduti sovietici contro il nazismo per giustificare ogni suo passo odierno, sia pure il più abominevole e violento, come i massacri di civili in Ucraina, gli stupri delle donne, il bombardamento di obiettivi civili, il trasferimento forzato di 20.000 bambini ucraini in Russia a scopi di pulizia etnica e rieducazione.
L’America, per bocca di Trump, ha l’ardire di presentarsi oggi come vittima del mondo intero, in particolare dei paesi occidentali ma anche del terzo mondo, lamentando che “l’hanno saccheggiata”, da predatori che si sono arricchiti alle sue spalle, tanto da pretendere oggi che venga risarcita. 
Sarebbe solo ridicolo se non fosse drammatico e pericoloso. Il paese più ricco del mondo, il più benestante, quello che domina il mondo quanto a forza militare e tecnologica, ha la spudoratezza di presentarsi, lui, come vittima del mondo, in particolare della vecchia Europa, e persino di tutti quei paesi poveri (vedi il discorso di Trump alla nazione) che hanno avuto sì soldi, ma erano aiuti contro la fame, la disoccupazione, le guerre.
L’atteggiamento di oggi è motivato da narrazioni di un passato, nel migliore dei casi, mai risolto e metabolizzato o artatamente tenuto vivo (trauma sovietico della guerra), altrimenti strumentalizzato o addirittura falsificato alla maniera di Donald Trump.
Il profilo più grave e pericoloso è che la risultante di queste letture storiche è la vendetta, la ritorsione, il risarcimento rispetto a torti veri o presunti del passato. Sono leciti i massacri ucraini. Si possono mettere le mani su Groenlandia, Panama, terre rare, e poi nelle tasche degli europei. L’oggi esige risarcimenti e restituzioni anche se sono trascorse generazioni, altri sono gli interlocutori e i rapporti. I vecchi torti (ammessi che ci siano) vanno vendicati, ripagati e con gli interessi.

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