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Buttarla in caciara

(Repubblica, 19.3.25)
(Angelo Perrone) Funziona sempre, non c’è verso. È la tecnica di chi getta un grosso sasso nello stagno mentre tanti curiosi sono chini ad osservare i pesciolini che sguazzano. L’effetto sono gli schizzi negli occhi, le reazioni, gli insulti per l’insano gesto. In Parlamento Giorgia Meloni doveva replicare nel dibattito sulla questione del “riarmo” dell’Europa dopo le mosse improvvide di Donald Trump. E lei che fa, come si approccia?
Estrapola brani a casaccio del manifesto di Ventotene per prendersela con l’opposizione. Quei brani davano l’idea che gli autori disprezzassero il metodo democratico e perorassero addirittura una sorta di dittatura rivoluzionaria. Un ottimo pretesto polemico, dimenticando che il senso profondo del manifesto era altro: l’idea nobile di un continente unito, solidale e in pace dopo una guerra sanguinosa. Lei conclude, ovviamente irritando l’opposizione, «non è questa la mia Europa». 
(Repubblica, 19.3.25)
Bagarre in aula, proteste, schiamazzi, seduta sospesa. La caciara prevale sul tema in discussione, che non era di poco conto, come fare di fronte al tradimento ignobile americano sulla difesa dell’Ucraina invasa ed aggredita. Ma era importante per la Meloni sfuggire al tema, rifugiarsi altrove, per giustificare la sua vicinanza a Trump e la sua lontananza dalla solidarietà europea in un momento di crisi e di ripensamento del proprio ruolo. E l’opposizione cade nella trappola facendosi travolgere dall’irritazione.
La frase della Meloni era capziosa, prima che irritante. Identificava falsamente l’idea di Europa moderna, responsabile, e autonoma da tutti con le citazioni discutibili del manifesto. Le serviva strumentalmente non già per affermare l’importanza del metodo democratico ma per assolvere sé stessa dalle ambiguità rispetto ai rapporti odierni UE-USA. Peccato non aver colto il punto, e non aver saputo reagire a dovere.

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