Identificare la lotta alla povertà con il reddito di
cittadinanza può tradire tante aspettative: la liberazione dal bisogno dipende dalla capacità di affrontarne
le cause
I dati
sulla povertà
(ap *) Non c’è argomento, come il reddito
di cittadinanza, in cui sia così forte il livello polemico della
discussione, ma anche così indispensabile rinunciare ad un approccio sommario; saper
distinguere il giusto da ciò che ci porta molto lontano e non ci fa intravedere
una via d’uscita. Anzi ci avvicina ad un esito fallimentare, che tradirebbe le
aspettative di molti.
Il tema di fondo, il più inquietante, è il contrasto
alla povertà, reso
drammatico da almeno dieci anni di crisi in cui tutto è cambiato, stravolto, senza
che, a tempo debito, se ne sia capito cosa accadesse e si sia provveduto ad
adottare contro misure. Economia, società, politica, nulla è come prima. Un
livello di diseguaglianze vistoso e crescente, da un lato paperoni più ricchi e
benestanti, dall’altro la precarietà di
tanti, in numero sempre maggiore.
Milioni di persone, in Italia e nell’occidente
intero, hanno perso le loro certezze, quelle di poter soddisfare i bisogni
propri e della famiglia. In Italia si parla di 5-6 milioni di individui che
vivono sotto la soglia di povertà. A causa della disoccupazione, della
precarietà del lavoro, della difficoltà di accesso a qualsiasi impiego
dignitoso. Lo spettro della bolletta da pagare a fine mese, del carrello della
spesa vuoto, del dente da curare.
La perdita dei posti di lavoro per l’impatto della
robotica, l’espulsione dai cicli produttivi tradizionali a seguito della globalizzazione,
la disponibilità, altrove, di una manodopera a costi stracciati. Una massa
crescente di persone costretta a rivedere abitudini di vita, e anche speranze e
sogni. A tagliare le spese, ridurre i
consumi, in una disperata corsa al mantenimento di un minimo di normalità. Persino
l’allungamento delle aspettative di vita ha assunto contorni negativi, perché
prelude alla necessità di spendere di più per le pensioni riducendo per i
giovani il lavoro già scarso.
Le ricadute
sociali
Tutte cose ben note, risapute, su cui molto si è
scritto. Meno approfondito e anzi spesso ignorato è il ritorno sociale e morale
di questo disagio. Un aspetto facilmente intuibile, e ormai sotto gli occhi di
tutti, come hanno mostrato i risultati elettorali in tanti paesi, a cominciare
dall’Italia. Il crollo della fiducia nei confronti di quanti dovrebbero
occuparsi della gestione della cosa pubblica, e avrebbero il compito di
affrontare il disagio che sta corrompendo il corpo sociale intero. Un’incapacità
e una cecità che hanno gettato discredito sulle elites minando alle fondamenta la credibilità della democrazia. Un
problema, quello del bisogno economico, esorcizzato da fredde statistiche che però
non hanno potuto confinare in una percentuale il livello reale della miseria e della
sfiducia crescente nel ceto politico tradizionale. Tanto da generare rabbia,
alimentare proteste, creare sconquassi elettorali.
L’intervento
sugli effetti della crisi
Siamo al punto. L’intollerabilità di questa
situazione e la gravità estrema della condizione di tanti spiegano in gran
parte perché si possa identificare il contrasto alla povertà con il reddito di
cittadinanza. Cioè con una misura che, comunque articolata, parte dal fondo
della questione, dal bisogno economico già formatosi, piuttosto che dalle cause
che lo hanno determinato e che in questo modo, siccome non contrastate,
continuano ad agire e provocare danni. E’ come fare un salto, ignorando le
cause di un problema, per andare a colpire (solo) gli effetti con scarse
possibilità di successo. Ma troppo forte è l’impeto che muove lo slancio,
inarrestabile la spinta: si è catapultati talmente forte da scavalcare la
complessità dei problemi illudendosi di risolverli dalla fine.
Il sussidio a chi non ce la fa, perché disoccupato,
precario o sottopagato, è un rimedio sicuramente indispensabile sul piano
sociale e morale, ma rimane questo: l’ultima possibilità per fronteggiare
situazioni estreme non altrimenti gestibili, dopo che sono fallite tutte le
altre. Rimedio quindi mirato, non generalizzato, rispetto a specifiche
situazioni di sofferenza.
La
necessità di misure sulle cause del bisogno
Molti
paesi occidentali sono alle prese con i problemi della povertà crescente,
alcuni hanno sperimentato soluzioni analoghe o simili al reddito di
cittadinanza con alterni risultati, del resto anche il governo precedente di
centrosinistra aveva introdotto, pur con fini diversi, il reddito di
inclusione. Ma è del tutto evidente che proprio tante esperienze dimostrano
come la lotta alla povertà richieda un complesso variegato di misure, a livello
non solo sostitutivo del reddito da lavoro, ma soprattutto preventivo ed
integrativo.
Non è certamente un caso che in Italia siano così
carenti, a parte alcune eccellenze, gli investimenti nella scuola, nella
formazione qualificata, nel collocamento, nella riqualificazione dei soggetti
disoccupati rispetto alle nuove sfide tecnologiche, e soprattutto nel sostegno
alle famiglie e ai figli più piccoli. Servirebbero migliore qualità degli
insegnamenti, finalizzazione verso il mondo del lavoro, ristrutturazione delle
organizzazioni che gestiscono offerte-domande lavorative, sistemi di sostegno
per il lavoro femminile e l’organizzazione familiare. Un dato su tutti ad esempio:
in Italia solo 8% di studenti usufruisce di borse di studio, contro il 35%
della Francia ed il 65% della Svezia.
Scuola, formazione, assistenza, dunque. Si tratta di
un ventaglio di interventi che certo richiedono stanziamenti e tempi non brevi,
ma che hanno il pregio di agire sulle cause che determinano lo stato di
bisogno. E che innescano reazioni a catena nella stessa creazione di posti di
lavoro, cioè nello sviluppo lacunoso del paese. Per esempio, nel settore
industriale, ma anche in ambiti dove l’offerta di un impiego può crescere molto:
tecnologia, turismo, cultura, tempo libero.
La dignità nel
lavoro
Dal basso, si tampona per poco tempo e a discapito
dei giovani, ma non si corregge, la fissità di tante differenze sociali che
creano l’abisso tra inclusione ed esclusione sociale. Sfamare comunque gli
indigenti è un imperativo morale oltre che politico, ma la meta è modificare il
meccanismo di distribuzione delle chances
individuali nell’accesso al lavoro, alla salute, al benessere. Lavorare per
l’eguaglianza delle opportunità, addirittura per il diritto alla felicità. Proprio
la migliore attenzione allo stato di bisogno e di sofferenza del singolo
dovrebbe portare alla conclusione che il miglior modo di aiutare gli altri è di
garantire il diritto al lavoro, e con esso davvero la dignità della
cittadinanza.
* Leggi La Voce di New York:
Reddito di cittadinanza: un “salto” che scavalca le cause del bisogno economico
Perché la misura firmata dai Cinque Stelle, partendo dalle conseguenze e non dalle cause, non avrà l'effetto di "eliminare" la povertà ma solo di tamponarla
* Leggi La Voce di New York:
Reddito di cittadinanza: un “salto” che scavalca le cause del bisogno economico
Perché la misura firmata dai Cinque Stelle, partendo dalle conseguenze e non dalle cause, non avrà l'effetto di "eliminare" la povertà ma solo di tamponarla
Galileo Galilei e Newton ci fecero conoscere che , se si conoscono le proprietà di un corpo: ( massa, forma, ecc. ), le sue condizioni iniziali di moto: (posizione, velocità, ecc. ) e le condizioni esterne ( campi di forze, ecc. ), è possibile determinare in modo esatto il suo comportamento negli istanti successivi. Werner Heisenberg precisò che Il determinismo è privo di ogni fondamento: non sarebbe infatti sufficiente saperne abbastanza del mondo per poter prevedere ogni suo dettaglio, visto che il mondo è notevolmente complesso e innegabile è l’asimmetria fra passato e futuro: mentre il passato non può essere modificato, non può essere scalfito da nessuna decisione umana, il futuro , per quanto in buona parte sia frutto del passato, è continuamente influenzabile dalle nostre azioni presenti. Tutto questo dovrebbe ingenerare provvido ripensamento tra i fautori del diritto di cittadinanza, ma non accade perché tale diritto pare tutto incentrato sugli effetti delle scelte e del generare immediata felicità, e forte è la pretesa di cambiare il mondo solo con l’individuale volontà , oscillante sulla linea della possibilità che sì e che nò
RispondiEliminapaolo brondi