L’importanza della
fantasia, in qualunque luogo
di Marina Zinzani
Cortili
e palazzi. Un’infanzia come tante altre, mio padre portiere, il via vai di
gente e il salutarsi. Buongiorno, buonasera. Vedi, quello è il dottore del
terzo piano, ha appena avuto una bambina. Quella è la signora del quinto, tutti
i giorni va a farsi una passeggiata a quest’ora.
Io
guardavo, e mi perdevo nella vita di queste persone, vite raccontate da mio
padre.
La
vita degli altri può essere affascinante. Soprattutto se vista da un bambino,
in un’età in cui la fantasia è amica sincera, e aiuta, aiuta tanto. La fantasia
di una vita dentro un palazzo, vita che scorre
fra persone che si incrociano per le scale o in ascensore, mi appariva
come uno scrigno pieno di cose, e anche semplici discorsi riempivano dei
pomeriggi.
Mio
padre parlava, parlava. Inventava, con il senno di poi, educandomi alla
fantasia, quella che ti fa mettere le ali e non ti fa scendere per molto tempo,
ali che colorano con matite speciali la realtà.
Io
sono cresciuto con un padre portiere, immaginando la vita al di là di quegli
appartamenti, di quelle porte.
Oggi
vado di fretta. Ho un figlio e poco
tempo. Regna una sottile apatia, a dire il vero, se si volesse andare a fondo,
se si dovesse fare un’analisi concreta delle cose. Regali elettronici, tanta
televisione, corsi di nuoto, calcio, feste di compleanno, quante attività fa un
bambino oggi oltre alla scuola. Purtroppo io ho poca fantasia. Non riesco a
comunicargli il mio stupore, che poi non ho più. Nè a creare una realtà
parallela che lo faccia sentire leggero, contento anche con poco, curioso.
Gli
anni sono passati, e io non ho raccolto il timone di mio padre. C’è un altro
portiere ora, nel nostro palazzo. Mio padre me lo immagino ancora lì, al suo
posto, delle volte.
Ripenso
a quegli anni, ogni tanto. Forse bastava poco per essere felici.
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