di Marina Zinzani
(Introduzione di Angelo Perrone)
(Angelo Perrone) Perché “altri dei”? Secondo il mito greco, tante divinità abitavano sulla vetta del monte Olimpo. Un luogo coperto di neve, tra dense nuvole, nascosto agli occhi degli umani, perciò misterioso e sfuggente.
Governavano il mondo a piacimento. Il loro volere era mutevole, misericordioso e irascibile. Difficile intuirne il senso. Andavano blanditi, per averne aiuto o minor danno.
Con le macerie del mito è rimasto solo un eco lontano e intenso, a turbare l’animo umano. Gli dei dell’Olimpo, diventati ormai “altri”, sopravvivono nelle infinite sfumature dei sentimenti umani. Marina Zinzani prova ad esplorarli in questi testi.
Pubblichiamo la seconda serie*. Dopo “Il dio del disincanto”, “Il dio dell’inquietudine”, “Il dio della rinascita”, “Il dio dell’ipocrisia, “Il dio della fratellanza”, “Il dio dell’ozio”, “Il dio della perseveranza”, ecco “Il dio della rabbia”
Il dio della rabbia coltiva un giardino pieno di cactus, chiunque entra può farsi male. Conosce parole talmente taglienti che possono intontire l’interlocutore, fare a pezzi una parte del suo cuore. Lui è felice alla fine, perché evoca rabbia.
È un dio che si diverte a seminare zizzania, a mettere gli uni contro gli altri, anche fra gli dei. Ma è soprattutto fra gli uomini che la sua missione gli riesce meglio, è lì che trova terreno fertile e loro lo ascoltano facilmente.
Succede quindi che accenda dei piccoli fuochi, ha sempre dei fiammiferi dietro e della carta, lui si nasconde in un angolo quando due persone parlano, ecco, accende il fiammifero, lo avvicina alla carta e puff! Esplode la rabbia improvvisamente in uno di quegli uomini, e poi anche nell’altro. Lui a quel punto, soddisfatto e felice, si allontana. Verso un altro luogo, un’altra missione.
Ha un fratello minore, che ha sentimenti non così crudeli come i suoi. Lui gira fra gli oppressi, e il mondo degli uomini ne è pieno, e cerca di inculcare una rabbia sana, positiva, affinché i loro diritti vengano rispettati.
Cerca di raccogliere la disperazione e di convogliarla in un’opera buona, di coraggio, è quindi una rabbia costruttiva quella che lui predica. Ma i suoi risultati non sono dei migliori, pur con delle buone ragioni porta scompiglio, confusione, distruzione. Raramente porta successi e armonia.
*La prima serie comprendeva: “Il dio della verità”, “Il dio delle passioni”, “Il dio della guarigione”, "Il dio della speranza", “Il dio della nostalgia”, “Il dio dell’invidia”, “Il dio della rinuncia”, “Il dio della fortuna”, “Il dio del successo”, “Il dio della sottomissione”, “Il dio del rimpianto”, “Il dio del sospetto”, “Il dio della solitudine”, “Il dio della malinconia”, “Il dio del denaro”.
Nessun commento:
Posta un commento