di Laura Maria Di Forti
(Introduzione di Angelo Perrone)
(Angelo Perrone) Il timore e lo smarrimento nelle cose nuove. La prima sensazione non è tranquillizzante. Altri volti, nuovi costumi, la difficoltà di capirsi persino nella lingua e d’andare d’accordo. Situazioni che frenano, rallentano il passo, vietano scelte audaci.
Serve gettare la mente oltre. Anche il cuore. Prima di tutto, il sentimento. In quello spazio incerto e complicato che è la ragnatela del vivere. Dove si incontrano ostacoli e delusioni. Divieti e incomprensioni. Dove qualche volta avviene anche il miracolo. D’intendersi e d’amarsi.
Raccogliamo qui alcuni pensieri, suggeriti a Laura Maria Di Forti da pezzi celeberrimi della musica contemporanea. Testi già pubblicati: L’uomo che amo di Gershwin, Gelosia di F. Mercury, La musica è finita di Bindi, Nisa, Califano, Quel che resta dei nostri amori di C. Trenet, Strangers in the night di Kaempfert, Singleton, Snyder, Ed io fra di voi di Charles Aznavour e Sergio Bardotti.
Dopo Senza fine di Gino Paoli, Non, je ne regrette rien di Charles Dumont e Michel Vaucaire, Yesterday di John Lennon e Paul McCartney, ecco Ebony and ivory di Paul McCartney
(Ebony and ivory di Paul McCartney)
C’è del bianco e del nero sulla tastiera del mio pianoforte. Due colori contrastanti, due colori indispensabili per fare buona musica. Il musicista lo sa, capisce l’importanza della diversità, ha nell’orecchio il gusto dell’armonia.
C’è del bianco e del nero sulla mia tavola. Il nero del cioccolato fondente, forte, intenso, quasi pungente e il bianco della panna, soffice, voluttuosa e dolce. Non potrei gustare niente di meglio, il mio palato gioisce festeggiando l’incontro di questi due sapori.
C’è del bianco e del nero lassù nel cielo. Il nero della notte fonda, profonda e misteriosa, e il bianco candido della luna, scintillante faro, rassicurante luce che dipana conforto a chi si è smarrito.
C’è del bianco sui volti di alcuni uomini e in altri c’è del nero. C’è chi pensa siano tanto differenti tra loro, c’è chi crede siano di due pianeti diversi. E invece no, sono fatti della stessa carne e dello stesso sangue, hanno lo stesso cuore e il medesimo cervello.
Sono uguali, ma la convivenza è difficile, precaria, talvolta impossibile. Perché? Perché sono sciocchi, hanno nella mente il tarlo della supremazia, il falso ideale della razza. In realtà sono rami che provengono da una stessa radice.
C’è del bianco e del nero su questa terra. Lasciamo che rimangano ognuno felice di come è, saldo nella propria identità, sicuro che la diversità è un arricchimento per l’intera umanità.
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