(Angelo Perrone) Il sole era tramontato. Lui e la moglie restarono sulla panchina, le tazze vuote tra le mani. Il gatto, risvegliato da un brivido di freddo, saltò a terra e scomparve nell’ombra del cespuglio.
L’uomo si alzò, tese una mano e aiutò la moglie ad alzarsi. Le loro mani si toccarono, senza che nessuno dei due dicesse nulla.
Entrarono in casa. Il rumore familiare dei passi sul parquet. Un vecchio orologio ticchettava nel corridoio, misurava il tempo senza fretta, con una cadenza rassicurante.
L’uomo si avvicinò al camino. Prese un ceppo di quercia dalla cesta, lo mise tra le braci ancora calde e soffiò delicatamente. Il legno scoppiettò, le fiamme si ravvivarono. Sua moglie si sedette sulla sua poltrona, la lampada accesa accanto a lei. Prese una coperta lavorata a maglia, e se la appoggiò sulle gambe. Estrasse un gomitolo di lana e un paio di ferri.
L’uomo si sedette di fronte e prese un libro in pelle dalla libreria. Non lo aprì subito. Lo tenne tra le mani, il pollice che accarezzava il dorso. Poesie, un regalo di sua moglie di tanti anni prima. Lo guardò, e poi alzò lo sguardo, lei era assorta nel lavoro a maglia. Le fiamme del camino illuminavano i lineamenti. La moglie alzò gli occhi, e abbozzò un piccolo sorriso.
Lui aprì il libro e ne lesse una pagina a caso, con la sua voce calma, come gli piaceva fare. Il click dei ferri continuava, lo sguardo rimase su di lui. Quasi una routine, e ogni volta nuova.
Quando il fuoco del camino era ridotto a bagliore, si alzarono. Chiuse il libro e lo ripose. Lei posò i ferri e la coperta sul bracciolo. Si scambiarono un ultimo sguardo. La casa era silenziosa, il profumo del legno bruciato nell'aria. Erano semplicemente lì, insieme. Ancora.
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