domenica 21 settembre 2025

Storia e affari, a Windsor

(Angelo Perrone) Lo sfarzoso banchetto si è tenuto nel castello di Windsor, simbolo della monarchia britannica. Un momento di celebrazione della «relazione speciale» tra il Regno Unito e gli Stati Uniti. La visita compiuta da Trump in Gran Bretagna, con Melania al seguito, ha registrato una accoglienza molto cerimoniosa, quasi senza precedenti nella storia moderna per un leader straniero.
Re Carlo ha sottolineato i valori e i legami storici che uniscono i due Paesi, andando oltre la cortesia diplomatica. Ha parlato di una «relazione speciale» e di come i due popoli abbiano combattuto e siano morti insieme per valori profondi e condivisi. Ha menzionato la lotta congiunta «per sconfiggere le forze della tirannia» durante le due guerre mondiali e ha evidenziato come, tempo dopo, le due nazioni si siano trovate di nuovo unite, a sostegno dell'Ucraina, per contrastare l'aggressore e garantire la pace. Il re ha persino elogiato l'impegno personale di Trump per la pace e il suo sforzo per risolvere conflitti globali.
L'espressione di sorpresa e quasi incomprensione sul volto di Trump è sembrata evidente. La dissonanza è diventata ancora più chiara quando ha preso la parola. Invece di cogliere i temi profondi del discorso del Re, Trump ha concentrato il suo intervento sul riconoscimento personale che ha ricevuto. 
Ha espresso gratitudine e ha definito l'invito al banchetto come uno dei «più grandi onori della sua vita». Un onore per la sua persona, non per ciò che rappresenta, e neppure un'opportunità diplomatica per consolidare valori comuni. Le sue parole hanno omesso di rispecchiare la narrazione valoriale di Re Carlo.
Il banchetto ha rappresentato uno scontro tra due visioni del mondo: quella di Carlo, fondata sulla tradizione, la storia e i valori, e quella di Trump, orientata al pragmatismo, agli affari e al riconoscimento narcisistico. Due mondi così distanti possono talora incrociarsi, rimangono lontani e contrapposti.

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