(Da Rusconi libri) |
di Liana Monti
“Mi è sempre risultata incomprensibile la tua totale mancanza di sensibilità per il dolore e la vergogna che potevi procurarmi con le tue parole e i tuoi giudizi; era come se tu non avessi la minima idea del potere che avevi su di me… con le tue parole, attaccavi alla cieca, non avevi pietà per nessuno né durante né dopo; di fronte a te si era completamente indifesi.”
Una lettera al padre, che forse lui non lesse mai. Una confessione drammatica di un vissuto pieno di frustrazione, di imposizioni che hanno segnato, condizionato, marcato nel più profondo l’animo di uno degli autori più brillanti di tutti i tempi.
Nei suoi romanzi, nei suoi racconti, si colgono i segni della sofferenza, della tristezza, della rassegnazione che hanno le radici in un rapporto tempestoso con il padre dal quale non ha ricevuto l’amore di cui un figlio ha bisogno per crescere felice, per imparare ad avere fiducia in sé stesso e condiziona il rapporto con gli altri.
Amore che non ha mai smesso di attendere, ma che non arrivò mai. Amore supplicato al punto da chiederlo disperatamente in una lettera straziante che pulsa di dolore e di rassegnazione.
Nelle sue parole l’autore esprime un profondo dolore con commovente delicatezza rivolta al padre verso il quale comunque non prova odio ma una inconfessata ammirazione quale autorità suprema e irraggiungibile.
Nella lettera ci sono i dialoghi e le accuse, come sentenze emesse dal padre con feroce e tagliente crudeltà che lo portano a sentirsi un figlio non adeguato, non meritevole, non all’altezza, e costantemente in una sorta di incessante “Processo”, senza possibilità di difesa.
Un resoconto di quanto nel tempo egli ha dovuto subire, inerme, fin a quasi, nonostante tutto, dare ragione al padre.
Questo non può non avere messo radici nel libro che ha proprio questo nome e che lo portano (nel libro e nella vita reale) ad una condanna inesorabile e senza via di scampo verso un destino al quale Kafka non è in grado di opporsi ma che accetta e subisce con rassegnazione.
Il rapporto difficile e controverso fra padre e figlio è un tema che nella storia dell’umanità non ha mai smesso di esistere ed essere attuale. Un conflitto non risolto che spesso si ripete di generazione in generazione, i cui effetti marchiano per sempre la storia di una persona che crescendo, e immergendosi nelle sfide che la vita comporta, non ne sarà mai esente, ma anzi ne sarà sempre condizionato.
Una grande fragilità risiede nell’animo dell’autore che con tutte le sue forze combatte con determinazione e coraggio ben consapevole della fonte di questo aspetto, ma deciso nella speranza di non soccombere e anzi pronto ad ascoltare e raccontare nelle sue opere, storie incredibili e ai confini della legalità che in fondo parlano molto anche di sé. L’amore per la letteratura rappresenta per lui un punto di forza, di gioia e forse l’unico rifugio sicuro.
Questo rifugio che alla fine era talmente intimo e profondo e segreto e forse fu proprio per questo che, prima di lasciarci, chiese al suo caro amico Max Brod di distruggere tutte le proprie opere, ma che invece, per nostra fortuna e grazie a lui, sono sopravvissute e arrivate fino a noi, perché la memoria di questo autore unico ha potuto continuare a vivere per noi e insegnarci qualcosa di molto importante.
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