G. Cellini, L'umanità contro il male, 1908 |
di Marina Zinzani
Estraniarsi, conviverci, fuggire: la radice profonda del male sembra così impossibile da estirpare. La Storia presenta e ripresenta l’egemonia del più forte sul più debole, il suo renderlo schiavo in una realtà che diventa prigione.
Violenza e aggressività si accompagnano alla morte e quando non è quella fisica diventa quella psichica, il cambiamento di un’anima, che rimane ferita e forse ferita per sempre.
L’uomo e la sua forza: la sua resistenza, disperata e straziante, la sua determinazione a non soccombere, a combattere, a strappare il male come un’erbaccia nauseabonda dalla terra, possono diventare voce e potere.
Lo strappare erbacce prelude ad un prato, a fiori che nasceranno, a qualcosa di cui l’uomo non può fare a meno: il bene, potere magico, come i raggi del sole.
Nessun commento:
Posta un commento