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mercoledì 18 dicembre 2019

Realtà immaginarie?

Il cliente sbronzo di un bar, un biglietto trovato in una giacca ritirata dalla lavanderia, e persino i fiocchi di neve: nulla in comune? Il difficile rapporto tra l’ordine e il disordine. E qualche spunto per la scuola

di Davide Morelli

In definitiva la matematica esiste per contare, per misurare ed anche per dimostrare. Per i formalisti i numeri non sono altro che simboli. Ma la matematica può essere rivelatrice di qualcosa di più profondo inerente l'esistenza. Nel romanzo di Musil I turbamenti del giovane Törless, a proposito dei numeri immaginari il protagonista dice: "Questa unità non esiste. Ogni numero, positivo o negativo che sia, elevato al quadrato dà una quantità positiva. Dunque non può esistere un numero reale che sia la radice quadrata di una quantità negativa".

giovedì 1 marzo 2018

Fuggire dagli inganni

Niccolò Machiavelli
Politica e menzogna: i fini pratici non giustificano la violazione dei principi

di Cristina Podestà 
(Commento a Il successo delle menzogne, PL, 23/2/18)

Come dice Nietzsche "il primo impulso alla verità nasce dall'esigenza dell'uomo di fuggire dall'inganno." Come non essere d'accordo? Oggi tutto è menzogna! Le foto sui social, i sorrisi tra conoscenti, i cibi di cui ci si nutre. Addirittura si potrebbe reputare necessario un legame tra morale e menzogna qualora, quest'ultima, sia uno strumento di offesa.

sabato 3 febbraio 2018

Canne al vento

La distinzione tra bene e male risente dei cambiamenti sociali e politici: che ne rimane della coscienza?

di Cristina Podestà 
(Commento a Sensibili, come bilance, PL, 30/1/18)

La contrapposizione tra bene e male è molto soggettiva, legata senza dubbio a ciò che abbiamo appreso fin da piccoli dai nostri educatori, genitori, ma anche docenti, figure di riferimento, che hanno costruito il nostro super-io.

martedì 30 gennaio 2018

Sensibili, come bilance

Le categorie del bene e del male, indispensabili anche nella vita politica, spesso sono elaborate in modo arbitrario

di Paolo Brondi

Nella stagione preelettorale, i giochi di potere continuamente appaiono rimodellati e non è facile il mantenimento delle condizioni adatte a favorire l’armonia degli intenti e il rispetto del diritto.

venerdì 12 gennaio 2018

In barca

Andare per mare. Su una barca. La fragilità della vita di fronte ai tanti ostacoli

di Paolo Brondi

"Mio caro amico, cos’è la nostra vita? Una barca, che muove galleggiando sul mare, di cui solo questo si sa con certezza, che un giorno si capovolgerà" (Fiedrich Nietzsche, lettera a Overbeck del  14 novembre 1881). L’immagine di una barca, che si culla sulla superficie appena increspata del mare, è, per Nietsche, visione della serenità greca e metafora dell’anima, rasserenata dopo la tempesta; simbolo di racchiusa felicità e di galleggiante leggerezza.

lunedì 23 gennaio 2017

Troppo umana la mia anima

La terra e il cielo racchiudono i misteri dell'umano e del divino

di Valeria Giovannini
(Commento di Angelo Perrone)

(ap) Potrebbero sembrare delle coordinate: la terra, il cielo, l’uomo, il divino.
La terra sorregge i passi dell’uomo, vive nelle acque e negli animali, produce frutti. Il cielo è il cammino del sole e della luna, il corso delle stagioni, l’eterno alternarsi della luce e del buio. Il divino è la sacralità inattesa e sperata che appare talvolta lungo il cammino degli umani, e poi si nasconde misteriosamente.
Un quadrato immaginario delinea l’ambiente dell’umano abitare. Non è soltanto il luogo di un soggiorno, dell’esserci passivamente. Piuttosto un orizzonte che permette all’uomo di identificarsi attivamente con le cose che lo circondano, salvando la terra dalla distruzione, accogliendo i mutamenti del cielo e attendendo il tempo del divino.

lunedì 10 ottobre 2016

Cos’è la felicità?

di Paolo Brondi
(La felicità è a portata di mano? Persino la memoria dei sapori può venirci in aiuto)

La felicità pare residuata a un nome nel dizionario. Se ne possono comunque ricercare le tracce, disseminate nei vari luoghi della cultura. “Essere qui è stupendo”, dice R. M. Rilke (Lettere a un giovane poeta, Adelfi, Milano, 1985), significando l’impossibilità di sottrarci del tutto all’effimero e alla banalità delle ore e dei tempi.. ma anche la necessità di non essere soccombenti, di non subire cioè tutta la forza negativa del banale e di educarci e rieducarci a cercare sempre un senso, una traccia di felicità.