Niccolò Machiavelli |
Politica
e menzogna: i fini pratici non giustificano la violazione dei principi
di
Cristina Podestà
(Commento a Il successo delle menzogne, PL, 23/2/18)
Come
dice Nietzsche "il primo impulso alla verità nasce dall'esigenza dell'uomo
di fuggire dall'inganno." Come non essere d'accordo? Oggi tutto è
menzogna! Le foto sui social, i sorrisi tra conoscenti, i cibi di cui ci si
nutre. Addirittura si potrebbe reputare necessario un legame tra morale e
menzogna qualora, quest'ultima, sia uno strumento di offesa.
Il
linguaggio della politica, oramai, appare oscuro e incomprensibile, lontano dai
problemi reali, a favore del cittadino mentre è l'esatto contrario. Ma il
nostro segretario fiorentino più famoso, Machiavelli, non aveva già consentito
anche l'uso della falsità all'uomo politico se essa era finalizzata al bene
dello Stato? E pure Aristotele!
Si
potrebbe anche ribattere che, se la menzogna politica porta più vantaggi che
svantaggi, in special modo alla comunità, si può fare uno "sconto" e
guardare ai fini pratici e non etici della politica. Dunque dovremo purtroppo
adeguarci e pensare che tutto ciò che ci viene servito su un piatto d'argento
altro non sia che apparenza e addirittura arrivare ad accettare che i nostri
politici, a forza di mentire, faranno la fine prevista da Dostoevskij secondo
il quale colui che mente agli altri e a sé arriva a dare ascolto egli stesso
alla propria menzogna. Non è una consolazione. Ma è la realtà.
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