giovedì 21 settembre 2017

Le ragioni di Peter Pan


Essere persone entusiaste o meno. I tanti volti di uno stato d’animo molto dibattuto

di Paolo Brondi

Ci sono forme di fanatismo, intolleranza, prepotenza di chi crede di aver sempre ragione. Sono gravi difetti, pur espressi con un sentire apparentemente innocuo: l’entusiasmo. E’ un sentire che, spesso, può abbassare i normali freni inibitori favorendo gesti e atti inconsulti lesivi di se stessi e degli altri, come sono quelli ispirati al fanatismo islamico.
E’ nel XVII e XVIII secolo che all’entusiasmo si attribuisce una sostanziale negatività: lo si considera causato da fantasie infondate del cervello, un fuoco abbagliante che acceca ogni conoscenza. Le guerre civili inglesi, dal 1642 al 1660, e le atrocità che le accompagnarono, sono attribuite proprio all’entusiasmo della plebaglia e al conseguente fanatismo religioso.
Già all’inizio del settecento, Shaftesbury, con la sua “Lettera sull'entusiasmo” (1708), metteva in guardia gli uomini contro tali pericoli, negando valore all’entusiasmo a favore del tollerante senso dello humour.
Mentre, nel ‘500, con Giordano Bruno nell'opera “Degli eroici furori”, si distingue l’entusiasmo “religioso", segnato dalla presenza di Dio dentro di sé, dall’entusiasmo “naturale”, quel fervore che accresce la facoltà razionale del filosofo alla ricerca della verità. E’ la distinzione classica, tradizionale, con Platone e Aristotele, i quali ammettevano la doppia valenza dell’invasività divina: o per favorire la creatività artistica, o per ingenerare la follia.
Questo dilemma è presente lungo tutta la storia del pensiero, giungendo fino a noi, connotando la qualità, ora tragica e perversa, ora promettente, della nostra cronaca. L'entusiasmo moderato dalla ragione, osserva Immanuel Kant, produce effetti benefici, è una nobile fantasticheria che permette di superare molte difficoltà ma è pericoloso nella religione.
Fiedrich Shelling assimila l'entusiasmo alla follia: la ragione è follia regolata; l'entusiasmo, come eccesso passionale, sfuggito alla ragione, è follia. Nel XX secolo Karl Jaspers distingue l'entusiasmo dal fanatismo inteso come una patologia esprimente un'idea fissa, e giudica positiva l'azione dell'entusiasmo, poiché attraverso di esso ci sentiamo assorbiti in una visione sentimentale del mondo nella sua interezza e complessità.
Giacomo Leopardi distingue fra l’entusiasmo che nuoce, o piuttosto impedisce l’invenzione, e l’entusiasmo che giova all’esecuzione, riscaldando il poeta, ravvivando il suo stile, aiutandolo a comporre tutte le parti dell’opera, “le quali tutte facilmente riescono fredde e monotone quando l’autore ha perduto i primi sproni dell’originalità”.
Nella psicologia di molti interpreti attuali, fa capolino l’entusiasmo, per ricorrenti manifestazioni di eccitabilità, di avventurosità, dell’essere indaffarati in molte attività, con l'energia dell'eterno ragazzo (la sindrome dell’eterno Peter Pan) che passa da un'attività all'altra, senza mai approfondire nulla, per il timore di rimanerne deluso.

2 commenti:

  1. La riflessione sull'entusiasmo, dottissima e organica pur nella sua (relativa) brevità, mi trova completamente d'accordo nel suo modo di sottolineare le insidie insite in inebriamenti che posso portare ad esiti molto, molto pericolosi.
    Francesco Gozzi

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  2. Le ragioni di Peter Pan' sono motivo di grande e fortissima riflessione anche scolastica. Il suo excursus molto attento e profondo, ci presenta i lati positivi e non dell' entusiasmo.
    Se si tratta di zelo positivo, come farebbe pensare la stessa radice del termine contenente la parola theos, può avere accezione di gioia interiore, ammirazione, interesse per un qualcosa di buono.
    Ma se questo entusiasmo penetra nel profondo e altera il buon senso, si può mettere sullo stesso piano con eccitanti come stupefacenti, provocando allucinazioni e alterazioni del vero.
    Dunque le situazioni possono essere ambivalenti e noi dovremmo spiegare ai nostri discenti la differenza esistente nel nocciolo del termine stesso, poiché a loro è di più facile comprensione la valenza positiva.
    Cristina Podestà

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