Definita una malattia della cultura, la stupidità potrebbe essere
soltanto una “brezza ironica”
di
Paolo Brondi
Ennio
Flaiano notava - in un elzeviro apparso sul Corriere
della Sera del 13/3/69 - che la stupidità aveva fatto, grazie ai mezzi di
comunicazione, "progressi enormi", riuscendo a nutrirsi d'altri miti
e persino a ridicolizzare il buon senso.
In
una conferenza tenuta a Vienna nel 1937, Robert Musil distingueva due tipi di
stupidità: una "onesta" e l'altra "sostenuta". La prima è
il sintomo d'una mancanza d'intelligenza, la seconda dell'intelligenza che
sanziona il fallimento.
La
prima è una sorta di domenica del pensiero, una specie di paese dei balocchi, frammenti
di riflessioni errabonde passeggiano tenendosi a braccetto, a volte urtandosi
senza residui polemici, altre volte suscitando irragionevoli émpiti di
commozione. Nel regno della stupidità onesta spira una brezza lievemente
ironica e dubbiosa, si ha la sensazione d'una precarietà essenziale e ci si può
trastullare senza colpa con un'ispirazione fugace e distratta.
Al
contrario, nel regno della stupidità sostenuta non v'è spazio per il caso, la
mente è sempre indaffarata con pensieri che non riguardano la vita dei
pensatori medesimi ed è affaticata dall'esercizio continuo d'una intelligenza
prevaricatrice e superflua.
"Questa
stupidità sostenuta" - scrive Musil - "è la vera malattia della
cultura. Descriverla è impresa quasi senza fine. Essa tocca i valori più alti
dello spirito e contribuisce a vivacizzare la vita spirituale, ma soprattutto
la rende incostante e sterile.
Non v'è pensiero importante che essa non sappia
utilizzare, è mobile in tutte le direzioni e può indossare tutte le vesti della
verità. Non è una malattia mentale, eppure è la più letale delle malattie dello
spirito: è una malattia pericolosa per la vita stessa”.
Cosa direbbe Flaiano, se scrivesse quell'articolo d'oggi, in un tempo in cui la stupidità "del secondo tipo" (nella quale c'è sempre una macroscopica componente di presunzione) si è moltiplicata quanto meno per mille? Viene toccato davvero uno degli argomenti che sono fonte di maggior sbigottimento per me
RispondiEliminaDa Francesco Gozzi