Primo giorno di scuola. Quanto cambia nella vita degli scolari, e in
quella di tutti noi
di
Marina Zinzani
(Commento
di Angelo Perrone)
(ap)
Il piccolo George. Al suo arrivo il primo giorno di scuola, accompagnato solo
dal padre William perché la madre Kate aveva la nausea per la nuova gravidanza
annunciata, la preside è uscita dall’edificio ad accoglierlo.
Nulla di strano,
certo, era persino prevedibile e inevitabile. Un gesto di gentilezza e
sensibilità, di garbata accoglienza per un bimbo di 4 anni che si ritrova in un
mondo sconosciuto e dovrà affrontare molte prove.
Ma al netto del rango del
piccolo rampollo, come sarebbe bello che quel gesto fosse rivolto a tutti i
nuovi scolari e a ciascun bambino che inizia il suo percorso scolastico. Quale
che ne sia la condizione sociale. Certo, ce lo ricorderemmo per tutta la vita. Lo
porteremmo dentro la mente come cosa preziosa. E come un buon segnale
sull’attenzione della società verso i suoi cittadini.
Perplessa,
forse un po’ triste è l’espressione del piccolo George al primo giorno di
scuola. Sembra un’immagine simbolica: inizia una nuova vita, e il tempo della
libertà del bambino, senza impegni, senza doveri, sembra lasciato alle spalle.
Avverte tutto questo George, nella sua fronte corrugata?
Il
tempo dell’ozio, e l’inserimento in un quadro sociale necessario e doveroso,
appaiono in una sfumata contraddizione. La scuola sembra un po’ l’entrata nella
società.
La
sua è una situazione di privilegio, pur con i limiti che non ne fanno un
bambino come tutti gli altri.
Il
pensiero va alle madri, e anche ai padri, che ogni giorno corrono per portare i
figli a scuola, incastri di orari, organizzazioni familiari e aiuti, la
stanchezza di sera e il doverli aiutare nei compiti, le molte ore che ormai
richiede la scuola ai bambini. Poi ci sono i corsi di nuoto, di ginnastica, e
anche lì orari da incastrare.
Chissà
se in questa corsa continua, di impegni, c’è il tempo per guardarsi negli
occhi, sorseggiando una tazza di tè, o mangiando una fetta di torta, senza
dovere dire: “Adesso devo scappare”.
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