Il
destino dei grandi romanzi: proviamo a riscoprirne l’attualità
di
Paolo Brondi
La
riflessione suggerisce amarezza sulla sorte dei romanzi di sentimento, della
musica classica, di autori come Marcel Proust, Robert Musil, Fëdor Michajlovič Dostoevskij,
Thomas Mann, ma anche del nostro Giorgio Bassani, visto che oggi la narrativa,
le poesie, non entrano fino in fondo nell’anima delle persone, nella loro coscienza,
in quanto sono come anestetizzate dalla gran massa delle informazioni che
provengono dai media, subissate dalla logica del troppo.
Prevale
nella modernità la letteratura di evasione, i thriller, la musica del post-pop
e del post-rock, libri e cd che pure, paradossalmente, non hanno lunga vita, divenendo
a loro volta oggetti che si usano e si gettano.
E
hanno ragione tutti coloro che esprimono scetticismo sulla possibilità che la
scuola possa incrementare il bisogno di buona letteratura, quando le stesse
statistiche dell'Invalsi rilevano errori diffusi nella padronanza della lingua
italiana da parte degli alunni delle classi secondarie superiori. Sono aspetti tutti
quanti che, per fortuna, non sono privi di contraddizioni in quanto possono ben
essere oggetto di un profondo compito critico, viatico di irradiazione di
cambiamenti non illusori.
Rassegnarsi
non conviene perché ogni insuccesso, ogni negatività si può rivelare preziosa, perché grazie ad essi si può imparare a modificare il
proprio atteggiamento, oppure raggiungere traguardi più significativi, magari
con un brindisi augurale, come suggeriva il vecchio Alceo:
Non devi ai mali concedere l'anima,
a nulla giova soffrire e piangere,
o Bucchi: far portare il vino
ed inebriarsi è il solo rimedio
ed inebriarsi è il solo rimedio
La domanda a questo punto può essere la seguente: quale buon libro o quale buon media può essere il buon vino del Bucchi?
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