L’età avanzata non è necessariamente un
guaio se la salute è buona: tanti piccoli accorgimenti per vivere felici
di Paolo Brondi
L’esperienza delle persone di età
avanzata è accompagnata dall’idea penosa dell’irreversibile cambiamento nel
proprio status psicofisico. Con il senso del non esistere:
eliminare gli altri percepiti come "giudici", essere chiusi in
trappola, condannati alla derisione, a non poter reagire e a non provare
sentimenti propri, essere incapaci di sentire e di vivere la parità.
Dal non esistere alla decisione di nascere per la seconda volta e di
affrontare la lunga strada del nuovo apprendimento, passano, invece, tutti
coloro che non dubitano che invecchiare
faccia bene al cervello. Lo testimonia, fra i tanti, Arthur Rubinstein (1887-1982),
che spiegava brevemente la strategia che gli permetteva di continuare fino al
1976 (ottantanove anni) ad esibirsi in concerti, identificandola con il suonare
solo alcuni brani, l’assiduità di esercizio, il far precedere passi più lenti a
quelli più veloci.
Si trattava di un percorso
professionale e personale scandito da tappe volte a stabilire correlazioni fra l’elaborazione
intellettuale e individuale ed il mondo nel quale si vive e si agisce. I
fattori messi in atto per dar fondamento alla predetta correlazione sono
riconducibili alla selezione di situazioni, persone, compiti. L’ottimizzazione
dei compiti per esercizio continuo; la compensazione sulla base della
consapevolezza dei deficit; la messa in evidenza delle abilità; la relazionalità
e levità in tutto.
Moltissime sono dunque le condizioni
che agevolano la vita dell’anziano come, ad esempio, il rendimento, che cresce
nelle ore mattutine e che gode quindi di maggior tempo per massimizzare i profitti
e minimizzare le perdite; o la ricchezza della memoria che si articola sia in
senso retrospettivo, ricordando eventi passati, richiamandoli alla mente, sia
in senso prospettico eseguendo nel futuro determinate azioni pianificate. Tutto
ciò meditando, accantonate sono le paure dell’essere vecchio, mentre resta la
certezza di una realtà in movimento e vivibile in modo non banale.
Non esiste un tempo della vita in cui non è possibile fare qualcosa della propria vita
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