Romy Schneider, il volto triste: dallo schermo alla vita
di
Marina Zinzani
Tutti,
almeno una volta, ci siamo imbattuti in Sissi. Quella rappresentata da una
giovanissima Romy Schneider, volto angelico che ben si prestava a rappresentare
quella principessa, personaggio di un’epoca che sembrava felice, anche se con
qualche inquietudine.
Chissà
se a Romy quel ruolo le andava stretto. Sembra di sì, perché poi rifiutò un
ennesimo film su di lei, e si concentrò su ben altri soggetti, che ne
valorizzarono il talento, la sensualità.
Storie
di donne, di amanti, di amori ricercati disperatamente. Questi personaggi,
forse, le erano più congeniali. Forse si riconosceva, perché la ricerca
disperata di un amore l’ha accompagnata tutta la vita. La fine della sua storia
con Alain Delon l’aveva segnata, così come il naufragio di due matrimoni, il
suicidio del primo marito, e per ultimo la tragica morte del figlio David.
Morire
a 44 per un infarto: quel cuore continuava a riempirsi di inquietudini,
ricerche deludenti, e alla fine la sofferenza più atroce, perdere un figlio. Il
cuore e un volto, che irradiava un fascino particolare.
Viene
da pensare che gli dei, dandole tale bellezza, ne avessero preparato il prezzo
da pagare. A volte accade, gli dei possono essere sono crudeli.
Sissi
interpretata da Romy Schneider è l’innocenza, la promessa, la favola. La sua
vita era un’altra cosa. Ma rimane la sua figura, delicata, bellissima.
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