E’
l’odio verso qualcosa o qualcuno: così difficile liberarsene
di
Paolo Brondi
(Commento a La sfida del perdono, PL, 22/3/18)
Il perdono richiede un grande sforzo, emotivo ed intellettuale, e non dovrebbe
essere confuso con la timidezza o la debolezza morale. Chi perdona non è chi
non vuole assumersi la responsabilità di punire, correggere, vendicare.
Né chi vuole chiudere un occhio sulla realtà che lo fa soffrire, lasciando correre e guardando oltre: perdonare non significa cercare di dimenticare l’offesa ricevuta, ma solo fare in modo che essa, pur permanendo nel ricordo, non provochi più dolore. La dimenticanza infatti non equivale al perdono.
Né chi vuole chiudere un occhio sulla realtà che lo fa soffrire, lasciando correre e guardando oltre: perdonare non significa cercare di dimenticare l’offesa ricevuta, ma solo fare in modo che essa, pur permanendo nel ricordo, non provochi più dolore. La dimenticanza infatti non equivale al perdono.
Il
perdono implica la propria liberazione da un nemico interno, costituito
dall’odio. L’odio, come l’amore, è un sentimento molto forte, che può legare
indissolubilmente ad una persona e che fa si che l’offensore sia sempre nei
pensieri dell’offeso, nei suoi ricordi, nei suoi progetti. L’odio crea una
dipendenza. Per questo, dal punto di vista psicologico, il perdono viene
considerato un valido strumento terapeutico: permette di lenire la sofferenza, di
riguadagnare la fiducia in se stessi, e spesso di ristabilire relazioni
interrotte fra due persone, attraverso una rinegoziazione delle regole del
rapporto.
esistono individui capaci di un tale sforzo?, voglio dire, fuori dai testi di psicologia, nel vivere quotidiano...quando anni fa qualche scienziato si invento' la moda del "perdonismo" relativamente agli anni di piombo, perche' , si disse , quella stagione e' passata, non costituisce piu' pericolo...pochi, credo, provarono a mettersi nei panni delle vittime, segnate a vita da quella follia che chiamavano lotta armata. Perdonare... e poi? un bel giorno arriva la Sig,ra Balzerani e dice che fare la vittima e' diventato un mestiere.
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