di Paolo Brondi
Arrivò nell’imbrunire e dopo una frugale cena in pizzeria, ancora
stanca per il tour americano e i giorni precedenti, si rifugiò nel suo bilocale
di Lerici. Fece una doccia al profumo di sandalo e si tuffò a letto. Si assopì
per un paio di ore per poi alzarsi all’alba, molto prima che il sole
stropicciasse i primi suoi raggi sul mare.
Scelse trucco e vestiti adatti per
la mattinata che appariva assai fredda: una maglia in cachemire girocollo di
colore blu intenso, pantaloni di velluto azzurro a costine sottili, calzini
caldi e piacevoli, scarponcini sportivi, in vernice ton sur ton, un piumino
waterproof. Indossò capo per capo con facilità, come avviene a tutte le cose che
si lasciano scegliere e maneggiare con libertà e non come accade nelle
relazioni ove spesso si giocano giochi che non si possono giocare..... Si
guardò allo specchio chiedendosi se quell’immagine esteriore, indubbiamente
piacevole, riflettesse come si sentiva dentro. Decise di sì… stava dipanando
una volta per tutte i problemi recentemente vissuti, vestendosi come un inno
all’amore.
Uscì e se ne andò sorridente e con levità lungo i sognanti carruggi..
fino alla piazzetta Mottino per raggiungere poi il porticciolo ove già erano
attraccati i barconi dei pescatori della notte. ”Bella signora. Si avvicini-
l’apostrofò un pescatore già anziano e tutto rugoso, ma forte ed energico- lei
è la prima…stamani…venga a vedere queste primizie…” “Dove avete pescato-chiese
lei con voce gentile- e si possono acquistare?”. “Certo che sono in
vendita…siamo qui per questo! -rispose un altro pescatore… più giovane, ma
vecchio nell’ atteggiamento, un po’ ingobbito e ingolfato in un maglione e un
giaccone incolore- li abbiamo pescati verso levante, in direzione di Tellaro e,
come può vedere, ci sono pesci da frittura, pagelli, sugarelli, polpi, seppie,
totani, acciughe, sarde e anche quelli più impegnativi. Ecco qui un’orata, un
branzino, le mormore, gli sgombri, leccie, ricciole”.
“Che meraviglia…che profumo di mare… davvero belli!” Silvia
esclamò, provando un sentimento di appartenenza a quel lavorio antico e nuovo
colmo di sacrifici ma consolante per chi nei doni del mare confida …e subito
proponendo la sua domanda. “Mi date, per favore, un po’ di pesci per frittura e
un branzino?”. “Subito, signora-rispose il pescatore giovane- ecco qui quello
che chiede …glielo metto in questa busta di nailon, con un poco di acqua di
mare”. Silvia pagò il dovuto e con un ciao a tutti, alzando festosa la mano, si
allontanò, contenta di quel sano e aspro profumo di mare che l’accompagnava.
Fece una pausa nel bar di Alfio per far colazione, salutata con gran voce e
affetto. “Oh…come sono contento di rivederla! Signora Silvia!… si sentiva la
sua mancanza… e… stamani… cappuccino e brioscia glieli offro io!”.
Più in là, nella boutique del pane…la signora Noemi si precipitò
ad abbracciarla: “Silvia… cara Silvia! Sono stata in pensiero…non sapevo a chi
chiedere che cosa le fosse successo…ma per fortuna oggi è qui.” E con un
sospiro di sollievo volle offrirle il solito cartoccio di pane e una buona
porzione ti torta di mele. Gratificata come non mai, Silvia tornò a casa con
passi leggeri e danzanti. Per pranzo si limitò ad uno yogurt e frutta e dopo un
breve riposo passò una buona parte del pomeriggio a preparare la cena.
Ricordando i gusti del suo lui, si dispose a seguire un menù leggero e
sfizioso. Prese dal frigo il branzino e cominciò a pulirlo: posto su un
tagliere, usando forbici da cucina, tolse tutte le pinne, quindi con un
coltellino a lama curva procedette alla squamatura, alla eviscerazione e infine
alla sfilettatura. Ottenuti i previsti filetti carnosi e privi di spine, puliti
e cosparsi di olio d’oliva e sale li mise in cottura al vapore di erbe
aromatiche, aglio e ancora olio di oliva. Questo doveva esser piatto unico,
preceduto da un antipasto di carpaccio di polpi e seguito da un dessert di
macedonia di frutta. Preparò in frigo alcune bottiglie di vino bianco sicura
che lui avrebbe scelto la migliore.
La luce del giorno era tutta concentrata sul mare ove il sole
resisteva a calare e Silvia si sentiva piacevolmente inebriata dagli aromi
sparsi nell’angolo di cottura, ma di più, forse, dal desiderio di rivedere il
suo Luca. Sul tavolo del piccolo soggiorno stese una doppia tovaglia, sotto
bianca, sopra rosso bordeaux. Finiti i preparativi aprì la finestra, per
stemperare l’aria, ma quasi subito la richiuse per il freddo che, favorito dal
completo tramonto del sole, cresceva d’ intensità e la fece rabbrividire. Luca arrivò
allo scoccare delle diciannove e trenta. Silvia lo accolse con una festosa
invocazione “Amore mio… finalmente insieme… vieni!” e si avvicinò con le
braccia aperte. Luca ricambiò l’abbraccio, ma il suo viso appariva impassibile,
calmo, distaccato. Silvia avvertì la sua rigidità. Il suo viso diventò rosso
fuoco e d’improvviso fu tutta singhiozzi…Non fu facile calmarla e solo quando l’accarezzò
dolcemente, riprese la parola. “Luca …vedo che non hai creduto alle mie parole.
Non c’è nessun altro in vista… sei cattivo con me!”. “Silvia, non c’è ragione
perché io possa esser cattivo con te… il fatto è che le tue assenze, il tuo
improvviso passare da Milano a New York e chissà dove, mi hanno dato
l’impressione di trovarmi di fronte a un muro e più volte mi son scoperto in
bocca un sapore amaro..”.
Silvia appoggiò il capo sulla sua spalla e con voce flebile
aggiunse “Per fortuna non è così…per me non ci sono mura… non maschere… non
ambiguità… è il mio lavoro… Questo tipo di lavoro che mi spinge qua e là… Ma il
voler bene…l’amore… scioglie ogni distanza… annulla ogni distacco… io ti voglio
bene… ti amo…”. Luca soppesò per un istante quelle parole, decise di non
insistere sui suoi dubbi. L’abbracciò… la baciò, e mentre le campane del borgo
suonavano le venti, si trovarono avvinti in uno stupendo gioco d’amore. Più
tardi, con un radioso sorriso lei lo invitò a cenare. Le pietanze, tanto
curate, impriziosite dai vari colori e dagli squisiti aromi, furono consumate
in allegria, e le parole fra loro danzavano quiete, mentre dalla finestra verso
mare si scorgeva la luna occhieggiante fra una nuvoletta e due stelle...
Alcune ore dopo Silvia si trovò ad osservarlo mentre accanto a lei
ancora dormiva e scoprì mescolata alla gioia di averlo vicino una sottile pena…
“Perché - si chiedeva - mi torna in mente Gabriele…? Guardo Luca… e vedo
Gabriele! Che cosa mi sta succedendo… sono pazza… o piano piano sto raggiungendo
la mia verità… Luca mi vuol bene…è un ottimo amante…l’ho amato fin dalla mia
prima giovinezza , ma ora non so che rivolgimento è in me…credo che la nostra
relazione sì sia trasformata in forma di amanti .. ma non mi basta più avere un
amante… Ho bisogno di un amore per tutta la vita… Devo rivedere Gabriele per
decidere la mia vita… Domani mattina, dopo la colazione, dirò a Luca che sono
stata richiamata a Milano per un nuovo incarico e poi gli telefonerò la mia
ultima verità.
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