lunedì 3 aprile 2017

Parole di gusto

Il cibo è buoni sapori, creatività, gioia di vivere. Un’occasione per raccontare delle storie, evocate da ricordi o riflessioni, e compiere un viaggio: dalle parole delle ricette a quelle che rivelano pensieri nascosti dell’esistenza

(ap) Una raccolta di ricette e di curiosità culinarie? Racconti sui sapori della cucina e sullo stile italiano di vita? Inutile cercare una classificazione per descrivere i testi qui pubblicati (firmati da Marina Zinzani), sarebbe comunque inesatta. “Cuochi? Anche un po’ cantastorie”, l’unica cosa che si possa dire, forse.
Raccontare il cibo è parlare dei suoi ingredienti e del modo originale di elaborarli per farne dei piatti gustosi. I protagonisti sono quelli. Alla fine si tratta di melanzane, carote, finocchi, prezzemolo, basilico, fragole, pere, per rimanere ad esempio tra le quattro mura. Oppure di porridge quando proprio si è in vena di gettare un occhio oltre confine.
Eppure il cibo ha un fascino nascosto e scoprirlo è un’avventura. Ci parla delle mani sapienti che coltivano la terra, del territorio da cui hanno vita tanti prodotti, dell’ingegno che porta a riconoscere i sapori intensi della natura e, nella elaborazione delle ricette, a proporre gusti di estraniante bellezza.
Alla felicità di un piatto sono associati a volte ricordi indelebili che evocano atmosfere di stupefacente benessere. Ne conserviamo le tracce in alcune percezioni: “Il profumo della salsedine che quel giorno accompagnava il piatto di pesce in riva al mare; la freschezza dell’aria di montagna avvertita all’improvviso sulla pelle prima di gustare una porzione di carne, la volta che eravamo in compagnia, al chiaro di luna”.
I piatti, assaggiati in ambienti differenti, ci sembrano mutare gusto e persino aspetto esteriore, è sufficiente per questo che cambino le musiche del sottofondo o che le luci, da fredde, diventino soffuse e quasi zen. “Si gusta più con la mente che con il palato”, viene da pensare.
Siamo abituati a immaginare che il rapporto tra il cibo e la vita sia leggero e divertente, espressione di raffinata creatività, ma esso può diventare persino tragico e triste quando è ridotto ai minimi termini: la presenza del primo infatti è condizione per la sopravvivenza della seconda.
La cucina è un tassello costante e insostituibile della nostra giornata ma attraversa l’esistenza di prepotenza o quasi di nascosto, è impregnata di lentezza piacevole o di soffocante frettolosità, soprattutto ci coglie nella mutevolezza del vivere: in un periodo di tristezza o durante attimi di felicità, mentre siamo presi da un pensiero angosciante oppure quando nulla sembra turbarci ed amareggiarci.
Ne apprezziamo il carattere piacevole e gustoso, ma talvolta esso ci appare insapore, e in altre occasioni persino decisamente disgustoso. Dipende dagli stati emotivi, dai pensieri, dalle stesse condizioni di salute.
Pochi elementi di vita come il cibo si prestano ad essere oggetto di un racconto che può utilizzare un’alternanza di stili, ispirandosi alla costruzione di un piatto di buon gusto con ingredienti di eccellenza o alla narrazione dei momenti di vita che vi sono associati. Esso alimenta continui rimandi di memoria, e suscita echi e voli pindarici. Accende la fantasia, rende persino ribelli al quieto vivere che connota il presente.
Per questo il cibo è memoria del passato, tradizione, ma anche scoperta continua del presente. Una sorta di viaggio che muove da tecniche, ispirazioni, esperimenti, e documenta, pur attraverso un tenue filo logico, delle esperienze di vita che in conclusione rendono i tasselli culinari piccoli frammenti di una grande tela.
Così il cibo – nei testi qui appresso raccolti, e pubblicati in varie occasioni su Pagine Letterarie – è solo uno spunto per esorcizzare la frenesia esistenziale e coltivare una trama del tutto intima e personale, che non ammette scorciatoie e semplificazioni, ma richiede una tessitura lunga, come fosse un delicato impasto che lievita nel tempo e nel silenzio.
Il cibo allora, senza artifici retorici, offre l’occasione di accesso ad un’altra dimensione, quella della attitudine evocativa delle cose, della capacità di suggestione evocata da profumi, sapori, ingredienti nella vita personale e nelle relazioni sociali. “Un modo per vedere la propria storia”, si è indotti a supporre.
E’ al centro di una rete di significati, per le allusioni letterali e simboliche che suscita, per le associazioni mentali praticabili e diventa un varco per risalire dall’opacità dell’esistenza verso pensieri che vivono nel profondo: non stupisce che consenta alla fine di raccontare straordinari momenti di allegria e anche pregiudizi, affanni, frustrazioni, lacerazioni interiori.
Nel legame con le proprie radici, ci si sente presi dal sortilegio seduttivo delle parole, come risucchiati e trattenuti in una stanza segreta, lì dove il pensiero è intriso di mistero e di silenzio, affronta il buio delle domande senza risposta, combatte vetusti draghi e può finalmente sentirsi libero, come se diventasse protagonista di una magica ballata.
Il pretesto di descrivere l’eccellenza di un ingrediente sulla tavola trasforma le storie di uomini in fiabe colme di fascino inconscio, e tutte insieme definiscono una sorta di arazzo dalle mille visioni, che narra la stessa vita umana nella sua semplice complessità.
Raccontare la cucina fa venire l’acquolina in bocca, suscita golosità e desiderio di assaporare i piatti costruiti con tanta passione. Ma sollecita anche la curiosità di ascoltare le storie che vi sono intrecciate e che danno vita a impasti di singolare sapore. L’appetito diventa una sorta di lente di ingrandimento su un desiderio complesso da appagare, vivere il presente, abbandonarsi all’esperienza di tutti i giorni. La scoperta? “Non c’è luogo migliore per farlo che l’esplorazione di un mito”.
Testi pubblicati su Pagine Letterarie:

UN PIATTO DELICATO. Finocchi: gratinati, con le arance, spolverati di parmigiano. Sempre buoni. Eppure la parola ha anche un significato spregiativo

MELANZANE DORATE. Timballi di melanzana: la sapienza in cucina. E nella vita

ODE AL BASILICO. Magica foglia, ospite discreto di felicità

SIMPATIA PER I TUBERI. Patate: sorprese che vengono dal buio della terra, e che ci riportano all’Irlanda e persino ai Kennedy

IL SAPORE SPEZIATO CHE CI ACCOMPAGNA. Pere, al vino rosso e cannella.  Il dolce che riporta ai ricordi amari dell’infanzia

ASTRI DELLA TERRA. I pomodori invadono le cucine emanando una luce propria, come cantava Pablo Neruda

UN ALTRO GIORNO. Porridge: il gusto di una “pappina”, che richiama un altro stile di vita

COME IL PREZZEMOLO. Un’erba aromatica e non solo, persino un modo di raccontare le persone

TORTE DI CAROTE. Carote: il magico potere dell’arancione. Anche per chi soffre di solitudine

IL RAGAZZINO CRESCE. Bruschetta? Il massimo. E poi ci si preoccupa dell’obesità

QUEI GIORNI FELICI. Tagliatelle al ragù: miscuglio magico di sapori. Ma il tempo e i ricordi cambiano ogni cosa
http://angeloperrone.blogspot.it/2017/04/tagliatelle-al-ragu-cucina-italiana.html

I PASSI DI JACQUELINE. Caprese: il nome che ricorda la magia di un mare unico, e storie di felicità effimera
http://angeloperrone.blogspot.it/2017/04/capri-jacqueline-kennedy-pomodori.html

LE VIRTU’ DEL BACCALA’ MANTECATO. Assaggiare un piatto nuovo quando non ci piacciono gli ingredienti: la scoperta non solo di altri buoni gusti, ma delle persone che l’hanno preparato per noi

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