Il cibo è buoni sapori, creatività, gioia di vivere. Un’occasione per
raccontare delle storie, evocate da ricordi o riflessioni, e compiere un
viaggio: dalle parole delle ricette a quelle che rivelano pensieri nascosti
dell’esistenza
(ap) Una raccolta di ricette e di curiosità culinarie? Racconti sui sapori della
cucina e sullo stile italiano di vita? Inutile cercare una classificazione per
descrivere i testi qui pubblicati (firmati da Marina Zinzani), sarebbe comunque
inesatta. “Cuochi? Anche un po’ cantastorie”, l’unica cosa che si possa dire,
forse.
Raccontare il cibo è parlare dei suoi ingredienti e del modo originale di
elaborarli per farne dei piatti gustosi. I protagonisti sono quelli. Alla fine
si tratta di melanzane, carote, finocchi, prezzemolo, basilico, fragole, pere, per
rimanere ad esempio tra le quattro mura. Oppure di porridge quando proprio si è in vena di gettare un occhio oltre
confine.
Eppure il cibo ha un fascino nascosto e scoprirlo è un’avventura. Ci parla
delle mani sapienti che coltivano la terra, del territorio da cui hanno vita
tanti prodotti, dell’ingegno che porta a riconoscere i sapori intensi della
natura e, nella elaborazione delle ricette, a proporre gusti di estraniante
bellezza.
Alla felicità di un piatto sono associati a volte ricordi indelebili che
evocano atmosfere di stupefacente benessere. Ne conserviamo le tracce in alcune
percezioni: “Il profumo della salsedine che quel giorno accompagnava il piatto
di pesce in riva al mare; la freschezza dell’aria di montagna avvertita all’improvviso
sulla pelle prima di gustare una porzione di carne, la volta che eravamo in
compagnia, al chiaro di luna”.
I piatti, assaggiati in ambienti differenti, ci sembrano mutare gusto e
persino aspetto esteriore, è sufficiente per questo che cambino le musiche del
sottofondo o che le luci, da fredde, diventino soffuse e quasi zen. “Si gusta
più con la mente che con il palato”, viene da pensare.
Siamo abituati a immaginare che il rapporto tra il cibo e la vita sia
leggero e divertente, espressione di raffinata creatività, ma esso può
diventare persino tragico e triste quando è ridotto ai minimi termini: la
presenza del primo infatti è condizione per la sopravvivenza della seconda.
La cucina è un tassello costante e insostituibile della nostra giornata ma
attraversa l’esistenza di prepotenza o quasi di nascosto, è impregnata di
lentezza piacevole o di soffocante frettolosità, soprattutto ci coglie nella
mutevolezza del vivere: in un periodo di tristezza o durante attimi di felicità,
mentre siamo presi da un pensiero angosciante oppure quando nulla sembra
turbarci ed amareggiarci.
Ne apprezziamo il carattere piacevole e gustoso, ma talvolta esso ci appare
insapore, e in altre occasioni persino decisamente disgustoso. Dipende dagli
stati emotivi, dai pensieri, dalle stesse condizioni di salute.
Pochi elementi di vita come il cibo si prestano ad essere oggetto di un
racconto che può utilizzare un’alternanza di stili, ispirandosi alla costruzione
di un piatto di buon gusto con ingredienti di eccellenza o alla narrazione dei
momenti di vita che vi sono associati. Esso alimenta continui rimandi di
memoria, e suscita echi e voli pindarici. Accende la fantasia, rende persino
ribelli al quieto vivere che connota il presente.
Per questo il cibo è memoria del passato, tradizione, ma anche scoperta
continua del presente. Una sorta di viaggio che muove da tecniche, ispirazioni,
esperimenti, e documenta, pur attraverso un tenue filo logico, delle esperienze
di vita che in conclusione rendono i tasselli culinari piccoli frammenti di una
grande tela.
Così il cibo – nei testi qui appresso raccolti, e pubblicati in varie
occasioni su Pagine Letterarie – è
solo uno spunto per esorcizzare la frenesia esistenziale e coltivare una trama del
tutto intima e personale, che non ammette scorciatoie e semplificazioni, ma
richiede una tessitura lunga, come fosse un delicato impasto che lievita nel
tempo e nel silenzio.
Il cibo allora, senza artifici retorici, offre l’occasione di accesso ad
un’altra dimensione, quella della attitudine evocativa delle cose, della capacità
di suggestione evocata da profumi, sapori, ingredienti nella vita personale e
nelle relazioni sociali. “Un modo per vedere la propria storia”, si è indotti a
supporre.
E’ al centro di una rete di significati, per le allusioni letterali e
simboliche che suscita, per le associazioni mentali praticabili e diventa un
varco per risalire dall’opacità dell’esistenza verso pensieri che vivono nel
profondo: non stupisce che consenta alla fine di raccontare straordinari
momenti di allegria e anche pregiudizi, affanni, frustrazioni, lacerazioni
interiori.
Nel legame con le proprie radici, ci si sente presi dal sortilegio seduttivo
delle parole, come risucchiati e trattenuti in una stanza segreta, lì dove il
pensiero è intriso di mistero e di silenzio, affronta il buio delle domande
senza risposta, combatte vetusti draghi e può finalmente sentirsi libero, come
se diventasse protagonista di una magica ballata.
Il pretesto di descrivere l’eccellenza di un ingrediente sulla tavola
trasforma le storie di uomini in fiabe colme di fascino inconscio, e tutte
insieme definiscono una sorta di arazzo dalle mille visioni, che narra la stessa
vita umana nella sua semplice complessità.
Raccontare la cucina fa venire l’acquolina in bocca, suscita golosità e
desiderio di assaporare i piatti costruiti con tanta passione. Ma sollecita anche
la curiosità di ascoltare le storie che vi sono intrecciate e che danno vita a
impasti di singolare sapore. L’appetito diventa una sorta di lente di
ingrandimento su un desiderio complesso da appagare, vivere il presente, abbandonarsi
all’esperienza di tutti i giorni. La scoperta? “Non c’è luogo migliore per
farlo che l’esplorazione di un mito”.
Testi pubblicati su Pagine Letterarie:
UN PIATTO
DELICATO. Finocchi: gratinati, con le
arance, spolverati di parmigiano. Sempre buoni. Eppure la parola ha anche un
significato spregiativo
MELANZANE
DORATE. Timballi di melanzana: la
sapienza in cucina. E nella vita
ODE AL
BASILICO. Magica foglia, ospite discreto
di felicità
SIMPATIA
PER I TUBERI. Patate: sorprese che
vengono dal buio della terra, e che ci riportano all’Irlanda e persino ai
Kennedy
IL SAPORE
SPEZIATO CHE CI ACCOMPAGNA. Pere, al vino
rosso e cannella. Il dolce che riporta
ai ricordi amari dell’infanzia
ASTRI DELLA
TERRA. I pomodori invadono le cucine
emanando una luce propria, come cantava Pablo Neruda
UN ALTRO GIORNO. Porridge: il gusto di una
“pappina”, che richiama un altro stile di vita
COME IL
PREZZEMOLO. Un’erba aromatica e non solo,
persino un modo di raccontare le persone
TORTE DI
CAROTE. Carote: il magico potere
dell’arancione. Anche per chi soffre di solitudine
IL
RAGAZZINO CRESCE. Bruschetta? Il massimo.
E poi ci si preoccupa dell’obesità
QUEI GIORNI
FELICI. Tagliatelle al ragù: miscuglio
magico di sapori. Ma il tempo e i ricordi cambiano ogni cosa
http://angeloperrone.blogspot.it/2017/04/tagliatelle-al-ragu-cucina-italiana.html
I PASSI DI JACQUELINE. Caprese:
il nome che ricorda la magia di un mare unico, e storie di felicità effimera
http://angeloperrone.blogspot.it/2017/04/capri-jacqueline-kennedy-pomodori.html
LE VIRTU’ DEL BACCALA’ MANTECATO. Assaggiare un piatto nuovo quando non ci piacciono gli ingredienti: la
scoperta non solo di altri buoni gusti, ma delle persone che l’hanno preparato
per noi
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