(ap) È la data del “cessate il fuoco”, il 25 aprile 1945, proclamata poi “Festa della Liberazione”, e diventata il simbolo conclusivo della resistenza al nazismo e al fascismo.
Una ricorrenza che racconta la storia di un popolo in un
momento particolare della sua vita, tragico e sanguinoso, anche pieno di ombre,
ma insieme esaltante; e l’esperienza collettiva vissuta nella
ricerca di valori morali, prima che politici, comuni, posti a
fondamento della rinascita e della ricostruzione del Paese.
Dall’impegno
del movimento della resistenza, caratterizzato dalla partecipazione di diversi
ed anche opposti gruppi politici, nacque l’ispirazione dell’assemblea
costituente che nel 1946 elaborò la Costituzione della Repubblica.
Però
la resistenza fu anche e soprattutto storia di uomini e di donne, delle loro
idealità, paure ed emozioni, degli affetti messi alla prova da eventi laceranti
e talora persino smarriti, delle speranze di rinnovamento coltivate negli anni
della lotta.
Edgardo
Carli, partigiano fiorentino, ricordò l’emozione di quel giorno in un racconto
(di cui pubblichiamo qualche passo) scritto nel 1946, in occasione del primo
anniversario del 25 aprile.
«La storia
d’Italia è ricca di nomi, di fatti e date gloriose come quella della giornata
del 25 aprile 1945; nessuna è più cara e vicina al cuore del popolo italiano di
questa.
La più bella ed
eroica gioventù italiana che sui monti aveva lottato senza mai piegarie di
fronte ai sacrifici, alle privazioni, al combattimento, ai feroci
rastrellamenti, alle torture, scendeva in città per l’ultima battaglia.
Già da una
settimana vi era un’atmosfera di attesa e di preparazione. Da qualche frase
sfuggita ai comandanti avevamo compresa che l’ora decisiva si avvicinava.
L’attesa cominciava
a farsi troppo lunga, qualcuno già borbottava contro gli Alleati, quando
finalmente la radio trasmise il segnale tanto atteso: “Patrioti italiani!
Attaccate il nemico su tutti i fronti, tagliate le sue vie di comunicazione
ostacolate i suoi movimenti, non dategli tregua!”.
Ci guardammo in
viso quasi senza respirare. Fu un attimo, poi la gioia esplose soffocando la
commozione.
Feci i pochi
chilometri che mi separavano dalla casa ove erano mia moglie e la mia bambina
volando sulla bicicletta. Un abbraccio unico ci strinse.
Rifeci la strada
fino al comando, ricevetti le istruzioni e partii con Remo e Volpe ed altri
cinque compagni, tutti in bicicletta.
Le Brigate erano
già in movimento. Avanti verso la città.
Si avanzava
lentamente perché prima di una data ora non si doveva giungere in vista della
città.. In una piccola frazione ci fermammo ad attendere le Brigate. Vogliamo
vederle sfilare. Ecco che giungono. Passano i Volontari della Libertà fra
applausi e baci. Siamo commossi, li guardiamo passare come se fosse la prima
volta che li vediamo.
Nessuna esaltazione, ma forse mai come in quel momento sentimmo e comprendemmo nel suo significato più profondo la parola Patria. Il cuore mi ballava in petto.
Nessuna esaltazione, ma forse mai come in quel momento sentimmo e comprendemmo nel suo significato più profondo la parola Patria. Il cuore mi ballava in petto.
Solo l’indomani mattina riusciamo ad
entrare in città. I partigiani entrano in città fra il tripudio della
popolazione. Si inizia il rastrellamento: questa volta noi che rastrelliamo!!!
Dopo alcune ore arrivano gli Alleati, tutto è in ordine, gli impianti e gli
stabilimenti industriali sono salvi, i servizi funzionano, la folla sembra
impazzita dalla felicità; qualche colpo di fucile qua e là, ma ormai è finita,
la vittoria è completa.
La bandiera
italiana che l’amore e l’eroismo degli italiani migliori ha riabilitato
all’onore del mondo civile sventolo simbolo di libertà. »
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