(ap)
Cercarli ed osservarli, accoglierli come buoni amici, parlare con loro. Suscita
in ciascuno un senso di curiosità e meraviglia.
I
cedri altezzosi nella solitudine delle montagne. Le rustiche conifere tra geli
improvvisi e prolungati periodi di siccità. Le betulle, dal fogliame caduco,
che parlano di storie e leggende.
Le
maestose querce, così alte e dal portamento vigoroso, ricoperte di fessure
scavate dal trascorrere del tempo. I lecci sempre verdi, pieni di ghiande
ricoperte da foglie spinose a protezione dai predatori.
Sono
alberi che resistono alle avversità in tanti luoghi: sulla costa e in collina,
in aree pianeggianti e sulle vette. Dove la vita trova strade misteriose di
sopravvivenza. Tra terre rocciose, campi sconfinati e solitari, pendii
scoscesi, paludi circondate dalle acque, persino ridotti angoli di terreno
nelle città convulse. Radicati nel terreno profondo, gli alberi si rivestono di
cortecce lisce o increspate per adattarsi al calore e al freddo, attirano comunque
il vento, ne subiscono l’impetuosità e le bizzarrie, conservandone poi la forma
sul loro tronco.
Alberi
che svettano comunque verso l’alto, e vivono insieme agli uomini che lottano
per salvarli. Sono cari ai poeti che li hanno ispirati in qualche modo,
scoprendo che l’anima, avendo cura delle proprie radici, incontra i suoi sogni.
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