La scrittura a mano conserva dei pregi
e rivela molti segreti su noi stessi
di Paolo Brondi
La
scrittura parla, evolve, si trasforma lungo il corso degli anni e finisce per
perdersi se non praticata, come ormai accade da gran tempo, a tutto vantaggio
dei tasti del PC o dei cellulari. Eppure, conoscersi, attraverso l’analisi
della scrittura, equivale a prender coscienza di tanta parte della personalità;
di quali turbamenti soffre; di quale corso di studi si addice alla persona; se
il rapporto di coppia è sano o in crisi.
La
scrittura, infatti, è linguaggio del corpo e i segni in cui si concretizza
possono essere riletti in termini di sintomi corporali attraverso i quali
giungono messaggi, spesso inesprimibili con parole parlate.
La
scrittura disordinata di un bambino, di un adolescente, spesso, non è altro che
un mezzo indiretto che gli permette di esprimere, senza dirlo, la sua
sofferenza, il suo disagio esistenziale. La fatica della crescita, i
turbamenti, le malattie, costituiscono punti di rottura dell’integrità
dell’organismo e le parole, talvolta, mancano per dire quello che si prova: nel
segno grafico, invece, si condensa, con immediatezza, quello che accade, a
livello di funzionamento mentale, cerebrale, corporale, nella persona
scrivente.
La
scrittura in questa prospettiva, può contribuire a salvaguardare un impegno
educativo, pedagogico, d’assistenza, volto ad aiutare le persone a riconoscere
il fondamento dei propri problemi e a suggerire opportune strategie di recupero:
dalle difficoltà scolastiche, alla miglior conoscenza di sé; dai conflitti
interpersonali, ai timori per la propria salute…e tanto altro.
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