Il diritto dei figli alla
felicità quando la coppia si divide
di Paolo Brondi
Vivere, e far vivere, durante l’infanzia, frequenti
momenti di felicità, è decisivo per tutta la successiva evoluzione. Eppure, nella
formazione di una nuova unione, dopo una separazione, spesso non si dà molta
attenzione al diritto alla felicità dei figli! Ne possono derivare enormi
sofferenze e la reazione dei figli può essere spietata e tale da ostacolare,
spesso, la stessa formazione del nuovo nucleo familiare.
Se la separazione e la nuova unione cadono
nell’età adolescenziale sono frequenti da parte dei figli strategie come ignorare
l’intruso, facendolo sentire superfluo, inesistente. Oppure ridursi al mutismo,
manifestando tristezza, paura, timore di perdere entrambi i genitori, scarso
rendimento scolastico, stati depressivi; tentativi di riunire i genitori con
“acting-out” (malesseri, vari disturbi psicosomatici).
Se è così, ci si deve render conto che per
fare funzionare un sistema complesso è necessaria la perseveranza: i conflitti
non devono essere negati ma usati come opportunità per imparare qualcosa di
nuovo su di sé, sugli altri, sul buon funzionamento del sistema. Nel tempo,
così facendo, si impara ad accettarsi l’un l’altro e a compiere delle rinunce
per andare d’accordo. In questa fase il ruolo del terzo prende forma e l’ultimo
arrivato può finalmente incominciare ad inserirsi costruttivamente nel tessuto
familiare.
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